Francescani USA: Vita semplice cattura Riparare scandalo pedofilia
Scrive il National Catholic Reporter che "non è un segreto di Pulcinella" il fatto che in Vaticano a crescere
negli ultimi anni è stato il numero di personalità "figli e figlie di don Giovanni Bosco", ovvero di appartenenti
all'ordine religioso dei salesiani. "Salesiano è il braccio destro del Papa, il cardinale segretario di stato
vaticano Tarcisio Bertone.
La donna che in Vaticano ricopre l'incarico più alto è una religiosa salesiana, suor
Enrica Rosanna, sottosegretario alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita
apostolica. E ancora, per citare un'altra personalità di peso, salesiano è il cardinale Angelo Amato, prefetto
delle Cause dei santi". Ma se l'avanzata salesiana è evidente oltre il Tevere, meno lapalissiana è un'altra
ascesa, quella che secondo la prestigiosa rivista cattolica statunitense di area progressista sta avvenendo
nella chiesa nordamericana. A scalare i gradini delle gerarchie è un ordine "che non ti aspetteresti nei posti di
comando", quello dei frati minori cappuccini. Proprio loro che nel 1525 riformarono il francescanesimo
lasciando i conventi e i loro agi nel nome di un ritorno puro e semplice al Vangelo, sono oggi l'ordine che
maggiormente indirizza la linea della chiesa americana. Non è tanto questione di numeri, ma dell'importanza
e del valore dei posti occupati.
Dice al Foglio il vaticanista John Allen: "Sul piano dello stile i vescovi
cappuccini americani si differenziano dagli altri per tre caratteristiche: sono costantemente vicini al popolo,
non hanno una mentalità 'clericale' ma anzi puntano molto sulla collaborazione coi laici, hanno un modello di
vita semplice che piace e cattura". Tre caratteristiche che sembrano tagliate apposta per una chiesa che, più
di altre, ha pagato sulla propria pelle lo scandalo della pedofilia nel clero. E, infatti, non è un caso se a due
dei vescovi cappuccini ritenuti tra i più in vista e di peso degli Stati Uniti, il cardinale Seán Patrick O'Malley e il
monsignore Charles Joseph Chaput, siano state affidate due diocesi dove lo scandalo della pedofilia è
deflagrato in misura potente, e cioè rispettivamente Boston e Philadelphia.
Come se dopo la grande accusa
rivolta ai loro predecessori di non aver saputo gestire una situazione imbarazzante (il cardinale Bernard
Francis Law a Boston e il cardinale Justin Francis Rigali a Philadelphia) ci fosse bisogno di figure dal profilo
più smaccatamente pastorale e spirituale. Dice ancora John Allen: "O'Malley è un principe della chiesa che
preferisce il suo semplice abito cappuccino marrone alla raffinatezza sartoriale a cui il suo ufficio gli dà diritto.
E anche Chaput è pronto per entrare nel collegio cardinalizio col suo stile di cappuccino, in un certo senso
un'anomalia considerato il fatto che tradizionalmente i frati dell'ordine dei cappuccini hanno sempre evitato di
diventare vescovi in posti diversi da quelli considerati 'terra di missione'". Ma non è solamente a Boston e a
Philadelphia che i cappuccini dicono la loro. Ricorda Allen: "I cappuccini sono il motore propulsore anche in
altre sedi. Dal 2005, ad esempio, il direttore esecutivo della potente segreteria che si occupa di dottrina
all'interno della Conferenza episcopale americana è il cappuccino Thomas Weinandy. Mentre, più
recentemente, è stato nominato direttore esecutivo della Conferenza dei superiori maggiori dei religiosi John
Pavlik, anch'egli cappuccino.
Recentemente sia Chaput che O'Malley hanno parlato di questa nuova ascesa
del loro ordine negli Stati Uniti. Il primo ha anzitutto spiegato che non c'è 'verità o sostanza' nell'idea di una
supremazia dei cappuccini nel nord America, nel senso che non esiste a suo avviso uno sforzo cosciente per
portare i cappuccini in posizioni di leadership. Mentre il secondo, parlando di se stesso, ha detto che
probabilmente lui e Chaput divennero vescovi a causa di altri elementi presenti sui rispettivi curricula,
elementi che esulano insomma dalla loro appartenenza ai cappuccini - O'Malley divenne vescovo anche per
la sua esperienza nel ministero verso le comunità ispaniche, e Chaput anche a causa della sua ascendenza
sui nativi americani essendo un membro della tribù Potawatomi -.
Ma fatte queste considerazioni entrambi,
sia Chaput che O'Malley, insistono sempre sul concetto che il background dei cappuccini è centrale per la loro identità. Ha detto ancora Chaput: 'Penso che essere un cappuccino mi abbia insegnato la qualità della
collaborazione, e il desiderio di abbracciare il Vangelo in modo molto semplice e chiaro. San Francesco ha
detto che dovremmo abbracciare il Vangelo sine glossa, il che significa senza scuse. Sono davvero molto
consapevole che è mia responsabilità mettere in pratica questo insegnamento nella predicazione e anche
nelle mie decisioni sulla vita della chiesa. In questo senso io non posso che definirmi altro che un cappuccino.
Se la gente vuole sapere chi sono deve andare a studiare la tradizione cappuccina'". Robert Royal, teologo e
filosofo, presidente del Faith & Reason Institute di Washington e corresponding fellow del Centro Studi
Tocqueville-Acton dice: "Allen giustamente nota la presenza di diversi cappuccini in posti importanti della
chiesa americana. E, in effetti, esiste un'ascesa in questo senso ma per motivi che non credo siano
riconducibili esclusivamente all'ordine dei cappuccini in sé. Dopo i grandi problemi del cardinale Law a
Boston, c'era bisogno di una figura più pastorale. O'Malley era perfetto per quel momento. E così è stato
eletto. La stessa cosa la si potrebbe dire di Chaput, oggi un leader che meglio di altri risponde ai problemi
particolari di Philadelphia: lo scandalo sessuale fra i preti, le questioni finanziarie dell'arcidiocesi. Chaput ha
dimostrato la capacità di riformare le strutture e in questo senso procedere con coraggio e senza paura. Nel
caso di Weinandy, invece, direi che egli è semplicemente un cervello solido e in questo momento nel quale la
chiesa in America tende ad adattarsi alle mode del mondo lui è la persona giusta per rispondere senza
cedimenti a questa sfida".
Una sfida che, correttamente intrapresa, li mette in linea con quella tendenza che
gli osservatori definiscono della "ortodossia affermativa": la nuova leva dell'episcopato americano è in gran
parte caratterizzata - sono parole di Sandro Magister - dall'essere "molto decisi nell'affermare la presenza
della chiesa cattolica nella società, senza compromessi né annacquamenti". Certo, ci sono delle differenze
tra i vari cappuccini. Chaput, ad esempio, non è O'Malley: più conservatore il primo, più vicino al sociale e alle
sue istanze il secondo. Ma è un dato che entrambi hanno un profilo spirituale ereditato dalla appartenenza al
proprio ordine, un profilo che Benedetto XVI ha sostanzialmente chiesto che tutta la chiesa facesse proprio
quando lo scandalo della pedofilia è deflagrato in maniera più violenta, nell'anno 2010.
Quando commentano
l'ascesa dei cappuccini nel nord America la maggior parte degli osservatori parla di Thomas Weinandy: 65
anni, ha conseguito un dottorato in teologia storica al King's College di Londra ed è professore emerito di
teologia all'Università di Oxford. Non è una coincidenza, dicono, se la chiesa ha deciso di mettere lui a capo
della sezione della Conferenza episcopale che si occupa di dottrina. Il suo profilo spirituale e insieme fermo
sui princìpi è in linea con quello dei suoi confratelli chiamati a un ruolo di responsabilità.
E' lui che dà la linea
a tutto l'episcopato sulle questioni dottrinali. Dal suo ufficio egli controlla l'operato dei teologi, censurando e
bacchettando dove ritiene opportuno. I teologi, possono essere "una calamità e un motivo di seria afflizione
per la chiesa se il loro lavoro non si fonda sull'insegnamento della stessa chiesa e su una vita di
testimonianza di fede", ha detto recentemente davanti all'Academy of Catholic Theology di Washington.
Weinandy da sempre mette in guardia da una "crisi" all'interno della teologia cattolica, causata da teologi che
"spesso sembrano avere poco rispetto per i misteri della fede tradizionalmente intesi e attualmente professati
all'interno della chiesa". Recentemente è stato lui a esprimere una forte critica nei confronti di un libro di suor
Elizabeth Johnson della Fordham University di New York. I vescovi hanno affermato che il libro della
Johnson, del 2007, sulla Trinità, "Quest for the Living God: Mapping Frontiers in the Theology of God" (La
ricerca del Dio vivente: le frontiere della teologia), "mina totalmente il Vangelo e la fede di chi crede in esso".
Molti teologi americani si sono mobilitati a difesa della Johnson, compreso il comitato scientifico della Catholic
Theological Society of America. Davanti all'Academy of Catholic Theology il cappuccino Weinandy non ha
menzionato la Johnson, ma la sua analisi era a lei che era diretta. La chiamata divina a fare teologia, ha detto
Weinandy, è "uno dei più grandi onori che Dio possa concedere a un essere umano", ma l'onore implica
anche la responsabilità di "promuovere, far procedere e difendere la verità filosofica e teologica così come è
insegnata dalla chiesa".
Troppo spesso, invece, la teologia degrada in un "gioco intellettuale", basato sul
"divertimento di farsi intelligente e sofisticato intrattenimento, oppure emozione e brusìo diffusi mediante
chiacchiericcio accademico". Per Weinandy "molto di ciò che passa attraverso la teologia cattolica contemporanea spesso non si fonda su un assenso di fede nel divino deposito della rivelazione, come
annunciato nelle Sacre Scritture e come sviluppatosi all'interno della dottrina e della morale insegnata dalla
chiesa". Al contrario, gran parte della teologia cattolica è diventata "un tentativo della ragione teso a
esprimere un giudizio sul contenuto della fede, come se questo fosse di origine umana", con i teologi che si
ergono a "giudici al di sopra della fede e decidono cosa si deve credere o meno". Questo approccio, dice
Weinandy, "finisce talvolta per minare la fede genuina nel corpo di Cristo e condurre le persone nelle tenebre
dell'errore. E ancora finisce inevitabilmente per produrre una frammentazione all'interno della chiesa".
Weinandy, Chaput, O'Malley. Tre cappuccini con incarichi decisivi nella chiesa americana. Il loro profilo è
tagliato su misura per la chiesa chiamata a scrollarsi di dosso lo scandalo della pedofilia. Nel 2010 ai cattolici
irlandesi il Papa ha chiesto una svolta penitenziale, spirituale, il ritorno all'ossatura più profonda della fede
quale prima e indispensabile risposta al problema. E, insieme, ha chiesto di non cedere al mondo: penitenza
sì ma senza cedimenti. Per questo molti osservatori americani quando commentano l'ascesa cappuccina
negli Stati Uniti tornano a Ratzinger. Ma oggi, più che la lettera ai cattolici irlandesi, citano la catechesi che
egli tenne durante l'udienza generale del 23 marzo scorso. Disse il Papa: "Il grande merito dei cappuccini" fu
"nei secoli XVI e XVII" di contribuire "al rinnovamento della vita cristiana penetrando in profondità nella
società con la loro testimonianza di vita e il loro insegnamento. Anche oggi la nuova evangelizzazione ha
bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano
sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell'indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di
pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano". E' l'insegnamento che Ratzinger ha tratto dalla vita
del cappuccino Lorenzo da Brindisi, il "doctor apostolicus" che da Venezia, dove si era trasferito nel 1575,
richiamava all'ordine i cristiani che avevano aderito alla Riforma. "Con la sua esposizione chiara e pacata
mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Lutero" ha detto il
Papa.(Il Foglio)
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