attualita

"Ero straniero e mi avete accolto"

ORAZIO LA ROCCA
Pubblicato il 30-11--0001



Vescovo “scomodo”, “controcorrente”, “ribelle”. Per alcuni persino “inutile”, “sbagliato” e “comunista”. Per tanti altri, semplicemente un vescovo cattolico, amico di poveri, immigrati, malati e disoccupati; nemico dell'ingiustizia, specialmente di prepotenti, mafi osi e camorristi. Sempre pronto a dialogare con tutti, anche con chi sembra essere apparentemente indifferente ai valori del Vangelo, come i giovani frequentatori di centri sociali e attivisti no-global.
Sono tanti gli aggettivi – a volte lusinghieri, altre volte irriverenti – che negli anni passati sono stati affi ancati al nome di monsignor Raffaele Nogaro, il vescovo di Caserta che il 31 dicembre 2008 ha presentato le dimissioni avendo compiuto 75 anni, il limite massimo d'età oltre il quale il Codice di Diritto Canonico impone ai vescovi di lasciare la guida delle diocesi. Un presule molto amato e molto discusso, ma che nessuno ha mai trattato con indifferenza, perché è stato sempre in prima linea, sul fronte del bisogno, in sintonia con altre fi gure di sacerdoti di “strada”, vescovi e missionari che hanno dedicato la loro vocazione ai poveri, ai sofferenti, ai tossicodipendenti, agli immigrati come monsignor Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas diocesana di Roma, don Pino Puglisi ammazzato dalla mafia, don Oreste Benzi, don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, per anni amatissimo presidente di Pax Christi. Nogaro ha sempre guardato con sollecitudine paterna (“Nel nome di Cristo”, ha tenuto sempre a puntualizzare), ai più bisognosi, tra i quali in Campania – dove per circa 26 anni ha esercitato il suo ministero episcopale –, vivono molti di quegli immigrati e clandestini amati come fi gli e fratelli.
Ventisei anni di episcopato, otto a Sessa Aurunca e diciotto a Caserta, che vale la pena non dimenticare mai e che per questo ora cerchiamo di ripercorrere insieme a lui in questo nostro incontro.


Monsignor Nogaro, cosa intende dire Gesù quando nel Vangelo afferma: ”Ero straniero e mi avete accolto”?
Gesù con parole semplici, illustra l'essenza del cristianesimo. È una frase del Vangelo – ma non la sola –, che traccia il solco che ognuno di noi è chiamato a seguire nel corso della sua vita terrena in previsione del Regno dei Cieli. Non a caso, Cristo, il Figlio dell'Uomo, ne parla preannunciando ai suoi discepoli che nel Giudizio Finale saremo ammessi o esclusi all'amore di Dio se avremo amato o ignorato i nostri fratelli, al di là della nazionalità e del ceto sociale. “Non saremo più né ebrei, né greci, né romani”. Ecco quindi che accogliere lo straniero nella propria casa, nella propria terra, dargli ospitalità, assistenza, aiuto disinteressato, amore gratuito, diventa uno dei tratti più caratterizzanti della vita cristiana, che può far breccia anche nei cuori di credenti di altre religioni e non credenti. Ma, ancora di più, un comandamento così caratterizzante che se messo in pratica concretamente non può non incidere sulle scelte sociali e politiche di ogni tempo e paese.

Per questo lei si sente così vicino al mondo dei sofferenti, agli ammalati, ai carcerati, agli immigrati?
Non saprei dire. Forse sì. Dico sempre alla mia gente che non penso di essere un credente vero e proprio secondo il concetto della Chiesa. Confesso che a me, in fondo, non interessa tanto la liturgia o le grandi celebrazioni. Certamente quando celebro lo faccio nel migliore dei modi possibili. Anche la catechesi per me è qualche cosa di asfi ttico. Io credo che la Chiesa sia amore, sia carità, lo sento proprio, e nel Vangelo, da appassionato di Sacra Scrittura, ci trovo tanto. Da circa tre anni mi dedico in modo particolare proprio alla lettura dei 4 Vangeli, mi piace meno San Paolo perché è l'apostolo che interpreta Cristo. Invece a me piace il Vangelo in diretta. E mi piace, in modo speciale, il Cristo pre-pasquale, cioè il Cristo che si presenta come il Figlio dell'Uomo, il Cristo che piange di fronte a tutti i dolori dell'uomo. Cristo è l'unico che si accorge del dolore umano. Amo il Cristo che ha misericordia, che va sempre al di là della colpa, che va sempre al di là della cattiva intenzione. Il Cristo che addirittura perdona. Perdona anche quelli che lo uccidono.

Cosa signifi ca essere stato vescovo di Sessa Aurunca e Caserta, due comprensori considerati tra i più diffi cili della Campania e di tutto il Meridione?
È una domanda per me tremendamente provocatoria perché, per grazia di Dio, non ho mai avuto prevenzioni per nessuno. È vero che vengo da una terra molto diversa come il Friuli. Si sa che al Nord sono più chiusi e al Sud più aperti. Ma qui, in Campania è subito esploso in me il desiderio di conoscere questa gente, di avvicinarla, amarla, condividere le sue gioie e i suoi dolori.

Si può dire che il cancro della camorra in Campania, come pure della mafia in Sicilia o della ‘ndrangheta nelle altre regioni meridionali, sia figlio anche di determinate “disattenzioni” socio-politiche ed ecclesiali?
È sbagliato ed esagerato affermare che qui i politici sono tutti camorristi. O che altrove siano tutti mafi osi. Ma è innegabile che nessun politico può prescindere dalla camorra, direttamente o indirettamente. Come succede altrove con la mafi a e la ‘ndrangheta. Qui, in Campania, il potere vero e proprio è in mano a loro, ai camorristi, i veri responsabili del mancato sviluppo locale. Lo si è visto, ad esempio, anche quando si è costituita la Regione, che avrebbe potuto svolgere un ruolo propulsivo per far sviluppare benissimo settori importanti come l'agricoltura, il turismo, le scuole, le tante meraviglie legate alla natura locale, con innegabili vantaggi per l'occupazione. Invece niente. Le scuole professionali che dovevano preparare i giovani sono state chiuse dopo poco tempo. E quasi tutte quelle concepite originariamente per favorire una particolare preparazione per i giovani sono svanite nel nulla. Era stata costruita anche una scuola professionale a Marcianise, che doveva preparare gli operai della Olivetti: anche quella è stata chiusa.
E io non penso, da quello che mi dicevano i politici, che l'abbiano chiusa volutamente loro. Certamente anche per questa scuola c'è stato il condizionamento negativo della camorra che deve controllare, non deve lasciare spazi, facendo allo stesso tempo guadagni illeciti. E questo fatto rappresenta un autentico dramma per migliaia di persone.

Sta descrivendo una regione, praticamente, allo sbando...
Qui ho l'impressione che nessuno fa più nulla, a partire dal governo di Roma che ha tutto l'interesse ad avere un sottogoverno al Sud e un altro sottogoverno al Nord con la Lega, ma anche dalla Chiesa, dagli enti locali, che non si stanno chiedendo più cosa fare in concreto per favorire lo sviluppo della Campania e di tutto il Meridione. Quante volte mi sono battuto, accanto ai giovani e ai lavoratori, per l'occupazione, per la difesa dei posti di lavoro, per i problemi dei disoccupati, specialmente dei giovani che sono alla ricerca del primo lavoro.
Qui hanno aperto industrie di ogni tipo, Oro Mare, Polo della Qualità... Ogni volta che ho visitato queste nuove realtà imprenditoriali mi hanno sempre promesso che avrebbero assunto operai di Caserta, di Sessa Aurunca, di Marcianise. Chiacchiere, solo vane promesse. Non hanno quasi mai assunto nessuno del posto e i nostri giovani come al solito sono costretti ad andare al nord in cerca di fortuna. Non c'è nessun amministratore locale che si interessa dei nostri giovani, della promozione della gente. Ho l'impressione che il politico, malgrado le promesse e le belle parole che dice specialmente in periodi elettorali, non ami la gente.
Tuttavia, non a caso, ho detto recentemente che con il Macrico deve iniziare il '68 di Caserta. Fino a quando qui la gente non fa la ‘rivoluzione', nel senso che non si mette a lottare proprio contro le istituzioni per farle maturare, costringerle ad essere più attente ai bisogni delle famiglie, dei giovani, dei disoccupati, qui le riforme non arriveranno mai.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA