Il peccato... di gola di san Francesco
I mostaccioli sarebbero stati quei biscotti "boni e profumosi" che, secondo la tradizione, rappresentarono il
"peccato di gola" di San Francesco. Il Poverello di Assisi li assaggiň per la prima volta nel 1219 durante il suo
soggiorno a Roma, offerti dalla nobildonna Jacopa de' Settesoli. Erano chiamati "mostaccioli" probabilmente
perché tra gli ingredienti (pasta di pane, zucchero, semi di anice, mandorle) c'era anche il mosto d'uva.
Questi biscotti piacquero cosě tanto al Santo che chiese di assaporarli persino in punto di morte! Pochi centri
in Italia possono rivendicare l'ereditŕ di un dolce tanto antico e glorioso. Tra questi c'č sicuramente
Trevignano Romano, nella Tuscia Romana. Qui, durante il periodo dell'Epifania, la preparazione de "li
mostaccioli" č sempre stato un rito collettivo, officiato nelle cucine da generazioni di nonne e mamme.
L'impasto (un chilogrammo di miele sciolto con un po' d'acqua calda, al quale si aggiungeva la farina e un
pizzico di pepe) si stendeva sulla "spianatora" mantenendo uno spessore di un centimetro. Con uno stampino
di legno di forma romboidale si tagliavano "li mostaccioli" che, allineati sulla "lattarella", una teglia unta con
olio o strutto, venivano portati a cuocere "giů lo forno de Memo".
I prodotti da forno sono il fiore all'occhiello
un po' di tutto il territorio. Oltre a un ricco assortimento di biscotti tipici preparati con latte, uova, farina, miele,
nocciole, anice, talvolta anche con una spruzzata di vino bianco, vale la pena assaggiare il "filone sciapo" di
Trevignano Romano e Manziana (con farina di grano tenero e senza sale) oppure il pane di Allumiere e Tolfa,
dall'inconfondibile colore giallo perché ottenuto con farina di grano duro. Due tipi di pane ideali da abbinare
alla straordinarie zuppe locali cucinate con anguille, tinche, lucci, il pescato dei laghi di Bracciano e
Martignano.(Il Tempo)
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