religione

Prigionieri innocenti a cui è apparso San Francesco che li ha liberati 

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 25-04-2021

Nelle Fonti Francescane si riportano le testimonianze di questi miracoli

Interventi prodigiosi di San Francesco su prigionieri innocenti, sono narrati nelle Fonti Francescane. In particolare, i prigionieri raccontano di apparizioni del santo di Assisi che li ha aiutati nella fuga dalla ingiusta detenzione. I racconti hanno molti particolari e si riportano nel Trattato dei Miracoli.



1) L’ARRESTO IN ROMANIA

Un primo episodio non riguarda l’Italia, ma è accaduto in Romania. Un servo di un nobile rumeno venne falsamente accusato di furto. Il principe della regione ordinò che fosse rinchiuso in un angusto carcere e pesantemente incatenato, ed infine con sentenza definitiva che gli fosse tagliato un piede. La moglie implorò con insistenza il principe perché l'innocente fosse liberato. Ma non servì a nulla. Allora la donna ricorse a san Francesco, raccomandando alla sua compassione con un voto quell'innocente.

L’APPARIZIONE DI FRANCESCO

Fu in quello stesso momento che in carcere apparve San Francesco all’uomo. Lo prese per mano, ne sciolse le catene, aprì il carcere, condusse fuori l'innocente mormorandogli: "Io sono colui, al quale la tua donna ti ha devotamente raccomandato ". L’uomo fu ritrovato in fondo alla rupe su cui sorgeva il carcere. Quando si svegliò corse a casa dalla moglie e le riferì del prodigio. Nessuno ha saputo dare spiegazione a questo episodio.

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2) I DEBITI DI ALBERTO D’AREZZO


Alberto di Arezzo, duramente incatenato per debiti a lui ingiustamente attribuiti, raccomandò con umiltà la propria innocenza a san Francesco. Amava moltissimo l'Ordine dei frati e venerava con speciale devozione il Santo, fra tutti gli altri santi. Il suo creditore d'altro canto gli aveva detto con sfida blasfema che né Dio né Francesco, avrebbero potuto liberarlo dalle sue mani.

LE PORTE SI SPALANCARONO DA SOLE

Avvenne dunque che nella vigilia del giorno dedicato a san Francesco, il prigioniero non aveva toccato cibo, anzi l'aveva donato, per amore del Santo, ad un poveretto. San Francesco la notte seguente apparve a lui che vegliava, e al suo apparire le catene caddero dai piedi e dalle mani del prigioniero. Si spalancarono da sole le porte e caddero giù le tavole dal soffitto, e l'uomo così liberato poté allontanarsi e ritornare a casa sua. Da allora mantenne il voto, digiunando nella vigilia di san Francesco, e aggiungendo al cero, offerto annualmente, un'oncia in più ogni anno.

L’INCENDIO A CITTA’ DI CASTELLO

Un giovane di Città di Castello (Perugia) fu accusato di un incendio, e chiuso in un duro carcere. Qui iniziò ad invocare l’aiuto di san Francesco. Una notte, mentre era incatenato e custodito, udì una voce che gli ingiungeva: "Alzati presto e va' dove vuoi, perché le tue catene sono sciolte! ".

IL PELLEGRINAGGIO AD ASSISI

Ubbidì senza indugio a quell'ordine, e uscito fuori dal carcere, si incamminò verso Assisi per offrire al suo liberatore un sacrificio di lode.

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4) LE TORTURE SUBITE DA GUIDALOTTO

Guidalotto da San Gimignano venne falsamente accusato di aver ucciso un uomo con il veleno e di aver intenzione di uccidere nello stesso modo il figlio di quell'uomo e tutta la famiglia. Catturato perciò dal podestà del luogo, legato con pesanti catene, viene gettato in una torre in rovina. Qui fu torturato con violenza. Ma il prigioniero, sorretto dalla sua innocenza, mostrava letizia in volto, anche con l'aggravarsi dei tormenti. In seguito fu acceso un gran fuoco sotto di lui, e benché il suo capo pendesse verso terra nemmeno un capello gli fu bruciato.

LA NOTTE PRIMA DELL’ESECUZIONE

Infine fu cosparso d'olio bollente, ma poiché era innocente e fin dall'inizio si era raccomandato al beato Francesco, superò ogni tortura col sorriso sulle labbra. Infatti nella notte prima dell'esecuzione della pena, fu visitato dalla presenza del beato Francesco, e circondato da una nube meravigliosa di splendore, vi rimase avvolto sino al mattino.


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5) LE ACCUSE DI ERESIA

Papa Gregorio IX fece una dura persecuzione contro gli eretici. In quel periodo un uomo di nome Pietro, di Castello di Alife (Caserta), fu accusato di eresia, e con gli altri imprigionato a Roma. Poi fu trasferito dal Papa a Tivoli, dove il vescovo lo fece incarcerare. Ma l’uomo riuscì a fuggire. La sua fuga non durò molto, poiché venne di nuovo arrestato e spedito dal vescovo in una prigione molto buia e angusta.

LE CATENE SI SPEZZARONO

Il prigioniero, che si era sempre pronunciato innocente, aveva perduto ormai ogni speranza di uscire dal carcere, quando iniziò a pregare giorno e notte san Francesco. Il santo gli apparse la notte della sua festa (3 ottobre), mentre l’uomo era ancora intontita e non capiva quale prodigio gli stesse accadendo. Francesco disse che lo avrebbe aiutato ad uscire dalle carcere. il poveretto si accorse che le catene dei piedi erano cadute a terra spezzate. Si accorse che le tavole della prigione si aprivano, mentre i chiodi saltavano via, offrendogli in tal modo un passaggio per uscire. Slegato, non sapeva, stordito come era, in qual modo fuggire, e, gridando, spaventò tutte le guardie. La notizia arrivò prima al vescovo e poi al Papa, a cui furono inviate le catene spezzate. Entrambi constatarono il prodigio e tennero libero l’uomo.

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