francescanesimo

Ambiente: Papa Francesco e sorella acqua

Antonio Tarallo Ansa
Pubblicato il 28-11-2018

L’ecologia spiegata attraverso le parole del Cantico delle Creature

“Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta”.

L’acqua. Nel Cantico, non poteva mancare, certo. E’ davvero impressionante come il Poverello di Assisi descriva questa fonte inesauribile di ricchezza per l’Ambiente, la Natura e l’Uomo stesso.  Lo dice, in “semplicitate”, senza alcuna ridondante frase, ma in una, secca e precisa. Gli aggettivi che usa, fanno assai riflettere, e ancor di più se questi aggettivi, sono così mirabilmente accostati a uno dei beni più preziosi di Madre Terra: l’acqua, che è all’Uomo – prima di tutto – “utile”, poi “umile” e “preziosa”. In fine, “casta”. Chissà, se l’ordine in cui il poeta Francesco ha messo tali aggettivi, non possa essere interpretato anche come una sorta di ordine di importanza? Potrebbe, credo. 

Come non vedere nel primo, “utile”, la bellissima ventata di novità francescana portata da San Francesco, nella Chiesa? E cioè, quella di guardare al mondo che ci circonda, non come a qualcosa di – come dire – meno nobile dell’altissima e giustissima aspirazione dell’Uomo verso l’Alto, ma come a un “qualcosa”, espressione divina e terrena al contempo, proprio di quell’Alto, di Dio.  In parole semplici, potremmo dire: a noi Uomini, qui su questa terra, l’acqua serve, è utile, insomma. Per tutto.

E’ un’acqua vitale. Ma poi, scrive quell’altro aggettivo, Francesco. E lo scrive – forse – quasi come proiezione di sé, di quella umiltà che ha sempre espresso nella vita e che è “preziosa” perché “casta”, limpida. La vita stessa dell’Uomo è preziosa nella sua limpidezza e bellezza.  Spetta a noi rispettarla. Il Cantico riesce, in questo passaggio, come in altri in fondo, a riassumere l’intera visione di Bellezza di San Francesco nei confronti del Creato e dell’Uomo, e della Vita stessa, anch’essa dono ineguagliabile di Dio. Se ci pensiamo bene, a proposito della vita, può venirci in mente quello che da tempo la Scienza ha provato: il nostro stesso corpo è formato dal 60% di acqua. E la nostra stessa vita, ai primordi, viene formata nell’acqua.

Ovviamente, Francesco aveva in mente – come poeta e uomo di fede, attento alla realtà che lo circonda – l’acqua dei fiumi, le estese pennellate cristalline dei mari, l’acqua del pozzo del convento, l’acqua per irrigare i campi e coltivarli. Per questo semplice motivo, non poteva fare a meno di chiamarla “sorella”, appartenente, lei, alla grande famiglia della Terra.


La parola “acqua”, nella Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, compare ben 39 volte. E un intero capitolo, il secondo, è dedicato al problema dell’acqua. Leggiamo pure dall’enciclica:

“L’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. (…) Grandi città, dipendenti da importanti riserve idriche, soffrono periodi di carenza della risorsa, che nei momenti critici non viene amministrata sempre con una adeguata gestione e con imparzialità. La povertà di acqua pubblica si ha specialmente in Africa, dove grandi settori della popolazione non accedono all’acqua potabile sicura, o subiscono siccità che rendono difficile la produzione di cibo. In alcuni Paesi ci sono regioni con abbondanza di acqua, mentre altre patiscono una grave carenza. (…) Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità”.


Il passo finale di questo capitolo non lascia scampo a interpretazioni ambigue. Parla chiaro, guardando alla lancinante realtà:

“Una maggiore scarsità di acqua provocherà l’aumento del costo degli alimenti e di vari prodotti che dipendono dal suo uso. Alcuni studi hanno segnalato il rischio di subire un’acuta scarsità di acqua entro pochi decenni se non si agisce con urgenza. Gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone, e d’altra parte è prevedibile che il controllo dell’acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo”.


Sembra che in queste parole si possa riscontrare, in maniera – direi – scientifica, tutta la preoccupazione per lo stato attuale delle cose, riguardanti la problematica dell’acqua, nelle sue diverse complessità. Secondo una nuova analisi dell’Università di Twente (Olanda) pubblicata sulla nota rivista scientifica “Science”, più di quattro miliardi di persone vivono in condizioni di scarsità d’acqua, per almeno un mese l’anno. Secondo sempre tale ricerca, ben cinquecento milioni di persone vivono in luoghi dove il consumo annuo di acqua è doppio rispetto alla quantità che la pioggia riesce a reintegrare. India e Cina, i paesi più colpiti.

Ma il pericolo è paventato anche nella parte centroccidentale degli Stati Uniti. Parliamo di vera e propria emergenza in Yemen, dove l’acqua potrebbe esaurirsi nel giro di pochi anni. Lo stesso si può dire per Pakistan, Iran, Messico e Arabia Saudita. Una cartina geografica che preoccupa gli studiosi del problema idrologico. Ma che, se non si optasse per una valida soluzione, potrebbe preoccupare non solo loro. E’ l’intero sistema a essere in pericolo.


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