fede

Un sorriso per i giovani, il Venerabile Nicola D’Onofrio

Antonio Tarallo camilliani.org
Pubblicato il 13-06-2022

Intervista a padre Walter Vinci

Ci sono volti che subito ispirano speranza e fiducia nel futuro. Ci sono volti che hanno una luce del tutto particolare: è la luce della santità. Nicola d’Onofrio esprime tutto questo: i suoi occhi che sorridono, il viso colmo della gioia di vivere, fanno del Venerabile camilliano D’Onofrio un esempio per i giovani d’oggi. Infonde pace, infonde la Bellezza (quella con la “b” maiuscola) dell'essere cristiani.

Ma chi era Nicola D’Onofrio? Cerchiamo di scoprirlo grazie all’aiuto del Postulatore generale dell’Ordine dei Camilliani, padre Walter Vinci che a San Francesco patrono d’Italia ha concesso questa intervista-dialogo. Con lui abbiamo cercato di guardare soprattutto al mondo di oggi in riferimento a questa figura che, seppur vissuta nel passato, la sua modernità risuona forte nel mondo contemporaneo.

Padre Vinci, stiamo vivendo un'epoca difficile: prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. C'è tanta tristezza nei volti di molte persone, tanto scoraggiamento. Il sorriso di D'Onofrio è testimonianza che anche nel dolore è possibile avere speranza. Allora, mi domando: cosa direbbe Nicola D'Onofrio a un giovane d'oggi?
Immaginiamo, che la vita dei nostri santi, e soprattutto dei santi giovani, sono è un modello inimitabile, meta irraggiungibile. Nicola D’Onofrio direbbe ai giovani di oggi semplicemente una verità: “la vita, nonostante tutto, è bella se vissuta nella concretezza, nella lealtà e nel fare del quotidiano, nonostante i suoi lati positivi e negativi, “trampolino di lancio” per una santità impastata di quotidianità. Il sorriso di Nicola non è “superficiale allegria” o tentativo di “edulcorare la realtà”, ma accoglienza della vita come dono nonostante le sue controversie. La santità sta nell’accogliere la vita come dono e non come sfida.

La fede in Nicola non è astrazione. È concretezza, azione. Quali sono le opere più importanti che lo vedono impegnato nell'essere vicino al prossimo? Nel "concretizzare", appunto, la Parola di Dio?
Racconto due aneddoti per rispondere a questa domanda. Si legge nel suo diario, che quando “un povero bussava alla porta della sua casa, lui correva in cucina a prendere un pezzo di pane bello grosso della dispensa e se la mamma era preoccupata prima di tutto di sfamare i suoi, in quel periodo di estrema povertà, lui non ammetteva esitazioni e aggiungeva anche un sacchetto di farina: “questo signore ne ha più bisogno di noi”. E alla povera mamma non restava che arrendersi. Stessa carità la ritroviamo nei rapporti con gli altri. Curava la vita di gruppo con i suoi compagni dove esercitava la pazienza, la sincerità e la misericordia, l’umiltà e la mitezza. Un giovane che davanti agli insulti degli amici si scherniva, ma non si arrabbiava, non rispondeva per le rime, stava allo scherzo. Disponibile per i suoi compagni di scuola. Nutriva il desiderio di rendersi utile agli altri, più debole nello studio.

Sappiamo quanto è stato importante il rapporto tra Nicola e la Vergine Maria: quali sono gli aspetti più importanti di questa devozione?
Come ogni giovane, che fa della sua vita l’autostrada per giungere alla santità, anche Nicola vive e nutre una spiritualità mariana. Non ci sono, nella sua vita, degli aspetti più importanti che esprimono una sua devozione mariana. La sua vita è mariana perché Maria non la si può pensare e amare diversamente dal Figlio. Così scrive nel suo diario: “Ho la Mamma di Gesù, mi abbandono tra le sue braccia, sul suo cuore. Ogni giorno mi affiderò a Lei con la consacrazione, la saluterò col Rosario”.

A che punto si trova il processo di canonizzazione?
Il Santo Padre ha riconosciuto l’esercizio eroico delle virtù il 5 luglio 2013. Attualmente stiamo studiando un “presunto” miracolo. Pertanto, possiamo dire che il processo di beatificazione e canonizzazione procedere serenamente. Affidiamoci e affidiamo i nostri ammalati e i nostri giovani alla sua intercessione.

San Francesco d'Assisi va incontro ai lebbrosi. Nicola D'Onofrio sceglie l’ordine camilliano per essere vicino ai bisognosi nel corpo (e anche dello Spirito). Possibile trovare un legame fra queste due figure? In fondo, entrambi, erano dei giovani che tra l'altro scelgono la via di Dio andando contro i propri genitori.
Le vite dei santi s’intrecciano sempre e comunque fra di loro perché hanno come “tela” su cui “dipingere” la loro vita, Dio, la Chiesa, l’altro. San Francesco e Nicola D’Onofrio hanno utilizzato per la realizzazione di questa meravigliosa opera di Dio il coloro della carità, dell’essere tutto per Dio: San Francesco attraverso il povero; Nicolo D’Onofrio attraverso il malato secondo il carisma di San Camillo, che come ben sappiamo, si forma alla scuola della spiritualità francescana.

Qual è l'attualità della spiritualità di D’Onofrio nel nostro mondo contemporaneo?
Essere alter Christus, così come lo è stato per San Francesco. L’attualità della spiritualità di Nicola D’Onofrio è quella di essere un uomo riconciliato e compassionevole. In Nicola -questo ci insegna- vediamo realizzata l’armonia tra il suo essere creatura, quindi accettazione del limite, e il suo essere con il Creatore, amare Dio nella creatura. Abbiamo bisogno di recuperare lo stupore del cuore, come ci insegna Nicolino: ringraziare e lodare Dio per le meraviglie che opera nella nostra vita e servirlo nella vita del fratello bisognoso di amore. Il segreto della sua felicità? Essere rendenti e amati da Dio attraverso l’incontro con il malato.

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