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Fra Ibrahim: Gerusalemme città Santa di tutti. Il Paese sta esplodendo

Roberto Pacilio Ansa - MOHAMMED SABER
Pubblicato il 13-05-2021

Auspico un incontro ad Assisi tra Israele e Palestina

Seguiamo con grande attenzione quanto sta accadendo a Gerusalemme. Abbiamo intervista padre Ibrahim Faltas, frate della Custodia di Terra Santa. Ecco le sue parole:

Com'è la situazione a Gaza e a Gerusalemme? Come state vivendo questo momento?
La situazione a Gaza è molto grave, la città è stata bombardata, sono morti dei bambini e alcune famiglie hanno dovuto lasciare le loro case. A Gerusalemme la situazione è tragica, non abbiamo mai visto la città così nemmeno nelle due intifada. Se si tocca Gerusalemme, si tocca un nervo scoperto. Bisogna tenere presente che le proteste non sono solo a Gerusalemme, ma in tutta la Cisgiordania e per la prima volta in tutto il paese a Jaffa, Haifa, Akko, Ramle, Nazareth. La rivolta è dei giovani arabi israeliani, e spesso gli scontri sono tra arabi ed ebrei, questa aggressione va fermata subito. Non è mai successo ed è molto grave. Tutta l’attenzione è su Gaza ma tutto il paese sta esplodendo.

I problemi nella Regione tra palestinesi e israeliani saranno mai risolti?
I problemi tra i due si risolveranno solo quando avranno deciso su Gerusalemme. Non è chiaro a tutti che non è una città come le altre. Non può appartenere ad uno o all’altro. Gerusalemme è la città Santa e va rispettata come tale, mantenendo così quella sua caratteristica che la rende unica come la Città Madre delle tre grandi religioni abramitiche.

Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale? Sta facendo abbastanza? Come mai tutto questo silenzio?
La Comunità Internazionale deve decidersi a risolvere questo conflitto e lavorare per trovare una soluzione che si aspetta dal 1967. In questo momento nessuno sta facendo niente! C’è un silenzio inspiegabile!

È auspicabile un intervento di Papa Francesco per far sedere allo stesso tavolo e mettere pace tra israeliani e palestinesi magari ad Assisi?
Papa Francesco ha sempre avuto a cuore la nostra situazione, sin dal suo viaggio in Terra Santa, ha invitato subito Abu Mazen e Perez ad un incontro in Vaticano per piantare un albero d’ulivo come segno di pace. Ha già pregato e mandato un appello. Sarebbe bello, un sogno laddove la comunità internazionale non ha nemmeno iniziato una trattativa, che la chiesa si ponga come interlocutore. Ad Assisi? Perché no, San Francesco ci è stato d’esempio con il suo incontro con il Sultano.

Quelli che stanno bussano alle vostre chiese e ai vostri conventi cosa vi chiedono?
La gente vuole vivere! Chiedono cibo, vaccino, permessi, lavoro. La gente è disperata dopo un anno di covid senza lavoro e ora che siamo il primo paese che è stato vaccinato e poteva riprendere il lavoro del turismo, ecco, ancora una volta tutte le speranze sono state cancellate.

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