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Vaticano: meno spese militari, più sanità

Gianni Cardinale Ansa - TIZIANA FABI
Pubblicato il 08-07-2020

Suggerimenti formulati della Commissione Vaticana per il Covid-19

Il cardinale Turkson: ridurre i conflitti è l' unica possibilità per diminuire ingiustizie e diseguaglianze E suor Smerilli spiega perché disinvestire nel settore degli armamenti non fa perdere posti di lavoro Roma Meno spese per le armi e più investimenti in campo sanitario. È uno dei suggerimenti formulati della Commissione Vaticana per il Covid-19 che ieri ha tenuto una conferenza stampa su "Preparare il futuro, costruire la pace" in questi tempi di pandemia.

«La riduzione dei conflitti è l' unica possibilità di ridurre le ingiustizie e le disuguaglianze », ha ribadito il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e presidente della Commissione, ribadendo che la Santa Sede accoglie con favore la recente approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu di un cessate il fuoco globale, auspicata anche da papa Francesco durante l' Angelus di domenica scorsa.

«Non possiamo combattere la pandemia se ci combattiamo o ci stiamo preparando a combattere l' uno contro l' altro», ha insistito il porporato. «Ma una cosa è chiamare o approvare una dichiarazione di cessate il fuoco, un' altra cosa è metterla in pratica», ha precisato, rinnovando l' appello lanciato lo scorso novembre dal Pontefice a Nagasaki per «rom- pere il clima di sfiducia» e prevenire «l' erosione del multilateralismo » in atto. Per Turkson quindi «senza il controllo delle armi, è impossibile garantire la sicurezza» e «senza sicurezza, le risposte alla pandemia non sono complete».

Il problema è, come ha sottolineato nel suo intervento Alessio Pecorario, coordinatore della "Task force sicurezza" della Commissione vaticana per il Covid-19 e officiale del Dicastero, che «la spesa militare globale nel 2019 è stata di 1,9 trilioni di dollari Usa», cioè «circa 300 volte il budget dell' Oms».

Non solo. Ci sono pure «alcuni osservatori e funzionari» che «sollecitano un aumento della spesa militare in risposta alla pandemia da Covid-19». A questa tendenza bellicista ha risposto suor Alessandra Smerilli, coordinatore della "Task-force economia" della Commissione vaticana per il Covid-19 e professore ordinario di Economia politica presso la Pontificia Facoltà di scienze dell'educazione Auxilium. «La spesa militare nel mondo nel 2019 ha raggiunto il livello più elevato», ha osservato la religiosa salesiana.

Ma «a cosa servono arsenali per essere più sicuri, se poi basta una manciata di persone infette per far dilagare l' epidemia e provocare tante vittime?». Di qui la necessità «di leader coraggiosi che dimostrino di credere al bene comune, che si impegnino per garantire quello di cui oggi c'è maggior bisogno».

Rispondendo a una domanda suor Smerilli ha poi precisato che «disinvestire nel settore degli armamenti non vuol dire far perdere posti di lavoro», spiegando che il settore delle armi è «a intensità di lavoro molto bassa». Così «con un po' di visione e lungimiranza ci si può accorgere che la transizione verso maggiori investimenti sulla salute e sulla transizione ecologica farebbero aumentare, e non diminuire i rapporti di lavoro, come dicono i rapporti internazionali». La religiosa ha citato in particolare «il caso di tante aziende italiane che hanno riconvertito la loro produzione per fare pezzi per ventilatori polmonari o altre materiale di cui c' era urgentemente bisogno all' inizio della pandemia».

Suor Smerilli infine ha ricordato che la "Task force economia" da lei coordinata, fa parte del gruppo di lavoro 2 della Commissione vaticana per il Covid-19, e cerca di «preparare il futuro » dando corpo a una «visione» che si avvale della collaborazione tra partner internazionali. Obiettivo: «arrivare alle chiese locali, a chi si occupa di questioni diplomatiche e dei rapporti con gli Stati, per raggiungere i leader mondiali e far arrivare loro alcuni messaggi». (Avvenire)

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