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La parola che illumina e dà un senso alla vita

La Repubblica
Pubblicato il 02-04-2020

"La resa del grazie" di Paola Mancinelli

Uno dei suoi punti di riferimento è Francesco d'Assisi (autore di quel Laudes Creaturarum che forse è la poesia più bella mai scritta nella nostra lingua), ma lo è anche Mariangela Gualtieri i cui versi di Bello mondo ("ringraziare desidero per tutti quelli / che sono piccoli, limpidi e liberi") svettano nell'epigrafe a una delle più intense composizioni della raccolta.

Paola Mancinelli (Taranto, 1974) con La resa del grazie (Giuliano Ladolfi Editore) ci dona un libro in cui "il grazie" è anche "una grazia", quella della parola che illumina e dà senso alla vita: "Fare le vocali sopra i vetri / per veder comparire il nome tuo / vaporoso e etereo / in trasparenza di te / e misurare poi quanta aria esce dalla bocca / se pronunci la parola cielo / perché l'azzurro non ti manca dentro agli occhi. / Così fare dei colori un giorno pieno. / La notte, collezionare arcobaleni".

Il segno poetico di Paola Mancinelli è nitido, privo di abbellimenti e altre superfetazioni verbali. Un segno essenziale, quindi, necessario: l'esito di un più che meditato processo di scrittura fondato sull'evidenza che "la cosa straordinaria è anche la più semplice". Il libro è suddiviso in tre sezioni: cháris o della lode resa, piccolo dizionario della cura e, con tanto di parentesi graffe spalancate all'esterno, } la grammatica della restituzione { (in poesia non c'è nulla che venga buttato lì a caso).

Nella prefazione Giovanna Rosadini parla giustamente di "fiduciosa apertura alla vita e al mondo, in una miracolosa saldezza interiore trasfusa sulla pagina". È proprio quello che si riscontra già a una prima lettura dei testi, alcuni dei quali sono coraggiosamente brevi, come questo, per esempio, che è composto da un solo verso: " Tutto ha a che fare con noi". Qui sembra che la poetessa voglia quasi eclissarsi dalla pagina per lasciare solo il lettore in un silenzio che invita alla preghiera.

Del resto cos'è la preghiera se non una "resa del grazie"? E cos'è la poesia se non un altro modo di pregare? Senza alcun imbarazzo per queste domande retoriche lascio che sia Borges (altro punto di riferimento per Paola Mancinelli) a concludere con i versi che compaiono in un'altra epigrafe del libro: "Ringraziare desidero il divino / labirinto delle cause e degli effetti / per la diversità delle creature / che compongono questo universo singolare".

La Repubblica

 

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