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Ivo Poggiani: "Nelle parole di Pino Daniele, il futuro del quartiere Sanità"

Domenico Marcella pagina FB Visit Naples
Pubblicato il 19-09-2019

Non è mai scontato l’omaggio che Napoli riserva a Pino Daniele

Non è mai scontato l’omaggio che Napoli riserva a Pino Daniele. All’immenso protagonista della canzone italiana – che negli anni Settanta irruppe sulla scena, col calore, la forza e l’energia della grande tradizione partenopea – questa volta è stata dedicata una luminaria lunga 120 metri, disposta in più pezzi che si susseguono fino a comporre il testo completo di uno dei capolavori più amati: “Napul’è”.

Splendente e malinconica, l’opera di grande effetto – ideata da Tiziano Corbelli e realizzata da Antonio Spiezia – è stata installata nel quartiere Sanità, che già lo scorso anno aveva celebrato in modo analogo il mito – ma anche il culto – di Totò, nativo proprio del rione in questione.

Ivo Poggiani, presidente della Terza Municipalità di Napoli, non nasconde il proprio entusiasmo: «Dopo il successo dell’esperienza dedicata ad Antonio de Curtis, Corbelli e Spiezia sono stati chiamati a Bologna per realizzare il testo de “L’anno che verrà” di Lucio Dalla. Le luminarie sono state successivamente battute all’asta dalla prestigiosa Sotheby’s, che ha devoluto i 236mila euro raccolti al reparto di oncologia dell’Ospedale Sant’Orsola. Qualche mese più tardi, Tiziano è tornato a Napoli e chi ha proposto l’omaggio a Pino Daniele».

E la risposta di Napoli – da sempre città aperta, accogliente e solidale – non si è fatta attendere.

«Non potevamo non farlo. Ci siamo consultati con la casa discografica Sony e con la famiglia di Pino Daniele, e abbiamo deciso di riprodurre per intero il testo di “Napul’è”. Prezioso, però,  è stato il supporto dei commercianti del quartiere Sanità».


L’inaugurazione porta con sé anche il ricordo di un momento impresso a fuoco nel cuore di tutti i napoletani che amano Pino.


«Proprio così. I napoletani sanno benissimo che il 19 settembre del 1981 Pino Daniele si esibì in Piazza Plebiscito, con il suo gruppo storico “Napoli Centrale”. Un evento di quella portata, prima di allora, in città, non si era mai visto. Ci sembrava giusto rievocarlo».


Non è un dettaglio trascurabile: ieri sera ad accompagnarne l'accensione c’era il coro dei bambini della “Fondazione di Comunità San Gennaro”.


«Il brano “Napul’è” fa riferimento anche ai bambini della città, nel passaggio “’a voce d’e criature”. I bambini e gli adolescenti sono la vera anima della Sanità, un quartiere per anni preda delle faide di camorra ma che, grazie a una serie di operazioni – condotte fra gli altri dalla “Fondazione San Gennaro”, dalla onlus “L’Altra Napoli”, dalla cooperativa “La Paranza” e dai laboratori del “Nuovo Teatro Sanità”– ha ottenuto lo splendore che meritava. Rimangono ancora, però, delle contraddizioni da risanare, tant’è che abbiamo deciso, sulla scia del clamoroso epilogo di Bologna, di vendere le luminarie per finanziare tutte le attività culturali, artistiche e sportive, fondamentali per combattere la devianza giovanile La Sanità è stata al buio per troppo tempo; oggi finalmente s’illumina per dissolvere le ombre».


Fare politica vuol dire essere al servizio dei cittadini, creare luminosità e anche bellezza.


«È così. Per amministrare bene, in mancanza di fondi economici, è necessario “fare rete”. L’area territoriale della Municipalità che presiedo è un susseguirsi di luminosità e bellezza a cielo aperto: oltre alle Catacombe di San Gennaro e di San Gaudioso, ci sono il Museo archeologico e il Bosco di Capodimonte. In questo delicato momento – con i finanziamenti ridotti al lumicino, che compromettono la capacità di soddisfare le richieste dei cittadini – occorre ingegnarsi e creare qualcosa che dia un futuro migliore ai cittadini, sperando di poterlo realizzare nel minor tempo possibile. Bisogna perciò far tesoro della presenza sul territorio dell’associativismo e dei comitati cittadini. Dieci anni fa, Napoli era morta. Oggi, invece, c’è una Napoli viva, sorridente e orgogliosa della propria storia, della propria cultura e della propria identità. Nonostante i suoi annosi problemi, con l’impegno di tutti, la svolta c’è stata. E questo, credimi, è molto bello e gratificante».


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