francescanesimo

Il cuore si apre ad Assisi

Redazione Joudiou_Philippe
Pubblicato il 10-09-2019

Assisi e San Francesco fecero di nuovo un miracolo

Era l'estate del 1950, da poco era terminata una guerra lunga e pesante, in particolare per l'Italia. Il mio caro papà era tornato nel ‘45 dai campi di prigionia dove era stato imprigionato perché non volle combattere al fianco dei tedeschi. Era maresciallo dei carabinieri e fino alla fine dei suoi giorni ha sempre servito l'Italia con onore e sacrificio.

Iniziammo una nuova vita a Forlì. Nel corso dell’anno scolastico 1949 - 1950, poiché ero abbastanza brava, i miei genitori in accordo con l’insegnante decisero che avrei potuto fare un salto di classe dalla quarta elementare direttamente in prima media. In tal modo avrei recuperato l'anno perso a causa per la guerra e lo sfollamento obbligatorio.

Contemporaneamente iniziai anche il catechismo per poter fare la Santa Cresima e la santa Comunione. Fui promossa in prima media con ottimi voti. Tutto procedeva bene per me, ma la mamma lamentava continui forti dolori al basso ventre che un medico le consigliò di curare a Chianciano con le acque termali per il mal di fegato,

Partimmo, mia madre ed io, per Chianciano dove trovammo alloggio in una pensioncina. La stessa sera del nostro arrivo, mentre si cenava, alcuni degli ospiti stavano parlando di Assisi e di Santa Maria degli Angeli. Raccontavano di una Madonna che si muovesse e stavano organizzando una gita per il giorno seguente per Assisi e Santa Maria. Mamma non disfò neppure le valigie si aggregò al gruppo e la mattina seguente partimmo.

A Santa Maria degli Angeli onestamente, devo dire che non ho visto nessun movimento della statua della Vergine, ma rimasi quasi folgorata alla vista della Chiesetta della Porziuncola, della stanza del Transito e del roseto. La meraviglia e l'entusiasmo crebbero quando salimmo in Assisi. La vista della Basilica con quel prato verde antistante e tutte le meraviglie che vi erano conservate mi lasciarono dentro una sensazione di pace e di gioia che ancora oggi ricordo nonostante i tanti anni trascorsi.

La mamma rimase così colpita da Assisi che decise di fermarsi presso un pensionato di Suore proprio davanti alla Basilica Superiore. Visitammo la città in lungo e in largo e godemmo dell'ospitalità delle ottime suore, ma dopo una settimana avevamo terminato tutti i soldi che papà ci aveva fornito per le cure di Chianciano, così fummo costrette a ritornare a Forlì senza cure.

Mamma si vergognava di ritornare dallo stesso medico che le consigliò le cure termali, perciò insieme con papà decisero di sentire il parere di un altro dottore che, guarda caso si chiamava Francesco, e diagnosticò un'appendicite che sarebbe potuta andare in peritonite. Mamma fu operata di appendicite e l'intervento molto impegnativo. Si salvò ed è vissuta fino a quasi 87 anni: San Francesco aveva voluto che si salvasse.

Io, che avevo perso la nonna da poco e che avevo ritrovato un papà che ancora conoscevo poco - era partito che avevo 2 anni ed era tornato che ne avevo più di 6 - ero angosciata e impaurita al pensiero di perdere anche la mamma, perciò mi sentiti ancora più legata al Nostro Santo.

La scuola, l'università, la vita, il matrimonio, il figlio e il lavoro, non mi hanno poi consentito di essere solerte e attiva come avrei voluto. Altre volte tornai in Assisi, con mio figlio, nella stessa pensione di suore davanti alla Basilica.

Poi la lunga malattia di mio padre, il parkinson di cui ha sofferto per oltre 10 lunghi anni e lo ha portato alla morte: ricorderò sempre che mi stringeva le mani e piangeva guardandomi con quegli occhi azzurri pieni di amore. Adoravo mio padre e per un certo periodo, dopo la sua morte, non riuscivo più a pregare e ad andare in chiesa. Poi ci fu l'occasione di un congresso di lavoro per tornare ad Assisi e San Francesco fece di nuovo un miracolo: aprì il mio cuore e ritrovai l'incanto della prima volta, la pace e la serenità che la Basilica riesce a dare. Scrissi un biglietto con i miei dati e lo infilai in un urna apposita. Dopo qualche tempo mi arrivò la prima rivista di San Francesco e, da allora, sono passati una ventina d'anni e sono ancora abbonata. Ora raccolgo le riviste lette e rilette, sottolineate, e le porto in una casa di riposo per anziani dove è ospitata una mia ex collega assistente sociale.

Ho lavorato quasi 40 anni come assistente sociale occupandomi di orfani, anziani, detenuti. In carcere ho lavorato con Padre Renzo, francescano. Mi scuso se sono stata lunga e prolissa, ma alla mia età i ricordi sono cari e pieni di commozione e amore per le persone che non ci sono più e che sono, spero, più vicine al Signore. (Camilla - Rivista San Francesco)

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