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Coronavirus, 50 preti morti. Bergoglio: 'Pastori con l’odore di pecora, stanno in mezzo alla gente'

Corriere.it - Alessandro Fulloni Corriere.it
Pubblicato il 24-03-2020

Il numero è impressionante ed è questo: 50. Sono i preti morti da quando è esplosa l’emergenza Coronavirus. La conta dolente viene dal quotidiano Avvenireche riceve gli aggiornamenti da diocesi, parrocchie, familiari, fedeli. Giovedì è stata una giornata devastante: il Covid-19 ne ha uccisi otto. Nove se ne sono andati tra venerdì e sabato. Buona parte dei lutti è concentrata al Nord: a Bergamo, la «città martire» dove le salme vengono portate via dai camion dell’Esercito, sono quindici. Ma altri diciassette sono ricoverati e tra loro un paio stanno in Terapia intensiva. A Parma il Covid-19 ne ha stroncati sei, quattro a Piacenza e altrettanti a Lodi e Cremona. Il più giovane, don Sandro Brignone, 45 anni, era del Sud, di Salerno ed era parroco a Caggiano. Tantissimi i cinquantenni e i sessantenni. Le età dei caduti — uomini che ricordano molto le figure di quei preti in trincea che confortavano alpini, fanti e bersaglieri durante la Grande guerra o che esortavano i soldati ad aver fede, a restare in piedi e continuare a camminare per salvarsi durante la ritirata di Russia — spiegano che la maggior parte di questi sacerdoti era in attività. «Pastori con l’odore delle pecore», per riprendere le parole che Francesco ha ripetuto in questi giorni chiamando, per testimoniare loro la vicinanza, diocesi e parrocchie.

Morti senza un funerale
Reverendi «sempre in mezzo alla gente», scrive il quotidiano della Cei, che continuano a visitare malati e anziani, a benedire le salme in questi giorni drammatici in cui non è possibile neanche celebrare i funerali. Sono alle mense dei poveri o in aiuto ai senzatetto anche se ora le precauzioni, a partire da guanti e mascherine, sono altissime anche tra i religiosi. C’è persino chi, pur sofferenti in Terapia intensiva, se non ha un passo dalla morte, li ha sentiti sostenere i medici leggendo loro il Vangelo e la Bibbia. Anche Avvenire è stato segnato direttamente dal flagello con la morte di don Paolo Camminati, 53 anni, apprezzato autore di molte riflessioni sulla pagina «giovani» del quotidiano: solo un mese fa il «Camo» — così chiamavano tutti questo prete appassionato della montagna e della chitarra che portava con sé a ogni Giornata mondiale della Gioventù — aveva presentato alla sua diocesi di Piacenza-Bobbio il progetto di una casa, in canonica, per i lavoratori precari, quelli che l’instabilità dei contratti lascia spesso senza dimora. Quelli che dallo scoppio dell’emergenza stanno lavorando magari nei supermarket aperti o nei reparti ospedalieri sotto pressione. Ma il «Camo» non ha potuto concretizzare il suo ultimo sogno: è morto sabato mattina, per complicanze sopraggiunte a causa del Covid-19. Un lungo elenco che sembra una preghiera
Come decine di altre vittime del morbo, anche molti preti di Bergamo non hanno ricevuto funerali, seppelliti in attesa della Messa di suffragio quando la tempesta cesserà. Sul sito della diocesi cittadina — il cui vescovo Francesco Bechi ha ricevuto una telefonata dal Papa «dolorosamente colpito dal numero dei morti. Anche tra i sacerdoti» — compaiono tutti i loro nomi, uno dopo l’altro. L’elenco è lungo, è questo di seguito, e nel leggerlo tutto d’un fiato sembra quasi di recitare una preghiera: don Guglielmo Micheli, 86 anni, per 30 direttore della Casa dello Studente; don Adriano Locatelli, 71 anni, vicario parrocchiale a Palazzago, Paladina e Cologno; don Enzo Zoppetti, 88, don Francesco Perico, 91; don Gian Pietro Paganessi ,79; don Remo Luiselli, 81; don Gaetano Burini, 83; don Umberto Tombini, 83; don Giuseppe Berardelli, 72; don Giancarlo Nava, 70; don Silvano Sirtoli, 59 anni; don Tarcisio Casali, 82; monsignor Achille Belotti, 82; don Mariano Carrara, 72; monsignor Tarcisio Ferrari, 84.

Milano straziata
Milano è straziata per la perdita di tre preti: don Luigi Giussani, 70 anni, vicario della parrocchia milanese di San Protaso, omonimo del fondatore di Comunione e Liberazione e tra i riferimenti del movimento in città (tanto da essere ribattezzato affettuosamente «Giussanello»), oltre che assistente spirituale degli studenti all’Università Statale, teologo e intellettuale finissimo. Scomparsi don Marco Barbetta, 82 anni, cappellano del Politecnico, e don Ezio Bisiello, 64 anni, a lungo parroco di Ronco Briantino, dopo aver svolto il suo ministero nel Varesotto, tra Somma Lombardo e Gallarate.

Il più vecchio, 104 anni: una vita spesa per gi ultimi
Con i suoi 104 anni il più anziano tra i falcidiati era il cremonese don Mario Cavalleri, bresciano, e suona davvero sgradevole accostare quelle frasi ascoltate spesso— «il Covid uccide soprattutto i vecchi» — alla storia di questo sacerdote di «trincea», per un trentennio inesauribile guida della «Casetta», realtà di accoglienza per poveri, tossicodipendenti e profughi. Sempre tra gli ultimi è stato don Franco Minardi, 94, direttore della Caritas diocesana piacentina. E tra i giovani è sempre stato don Domenico Gregorelli, 86, «il Prof», insegnante di storia ai licei Calini e Arnaldo di Brescia. A Cremona è morto un altro prete assai noto nel mondo della stampa, don Vincenzo Rini, 75, giornalista, per anni a capo della Federazione dei settimanali cattolici.

Lista interminbile da Nord a Sud
La lista è interminabile, comprende tanta Italia: molte delle storie sono tratteggiate anche in un accurato resoconto di Vatican News. In Trentino il Covid-19 ha ucciso un sacerdote anziano ma ancora dinamico come don Luigi Trottner, 86 anni, parroco di Campitello in Val di Fassa. Nella vicina diocesi di Bolzano-Bressanone si è spento don Salvatore Tonini, 84enne di origini trentine, collaboratore pastorale a Bolzano, vicino al Movimento dei Focolari. E ancora un lutto al Sud, quello di Antonio Di Stasio, 85, parroco ad Ariano Irpino, uno dei focolai in Campania. Era ancora in servizio. Anche lui, sì, in mezzo alla gente.

(Avvenire precisa che questo numero — i 50 preti morti — è assai impreciso, per difetto, e l’autore della Spoon River, Francesco Ognibene, osserva che «capitolo a parte è per missionari, suore, diaconi, personale delle Curie diocesane, responsabili di uffici e collaboratori; una contabilità di vittime tutta da ricostruire». Cinque saveriani sono morti nella casa madre a Parma, due orionini a Tortona, un comboniano a Milano, un monaco cistercense di origini eritree si è spento all’abbazia di Chiaravalle, nel Piacentino. Un nome valga per tutti coloro che non siamo qui riusciti a elencare: a Lecco è morto padre Remo Rota, missionario sacramentino, 77 anni, originario della Valle Imagna ma lecchese di adozione. Per 38 anni in Congo, di sé amava dire, con semplicità: «Ho fatto di tutto, spero di aver fatto bene anche il prete, con i miei difetti».)

Corriere.it - Alessandro Fulloni

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