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Papa: leader fedi e politici siate il contro terrorismo

Redazione online Andrea Cova
Pubblicato il 30-11--0001

Niente pace se ognuno rivendica sempre solo suo diritto e non si cura del bene degli altri

Il Papa fa "appello" ai leader religiosi e politici, contro il "terrorismo fondamentalista, frutto di una grave miseria spirituale" e "spesso" "di una notevole povertà sociale". Potrà essere "sconfitto solo con il contributo" dei leader religiosi e politici": i primi trasmettano valori religiosi che non contrappongano "timore di Dio e amore del prossimo", i secondi garantiscano libertà religiosa, e riconoscano il contributo delle fedi alla edificazione sociale.

Al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede papa Bergoglio propone una alleanza di tutte le persone di buona volontà, a partire dai leader, contro tutto ciò che impedisce la pace, in primo luogo il "terrorismo fondamentalista", ma anche la povertà, il commercio delle armi, la corruzione che genera schiavitù, le spinte disgregatrici in Europa. Davanti ai rappresentanti di 182 Paesi con i quale la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche, ricevuti nella Sala Regia per il tradizionale incontro augurale di inizio d'anno, papa Francesco esamina i dossier più scottanti del pianeta, non ultima la fragile tregua siriana e la crisi migratoria - per rinnovare l'invito alla pace come "virtù attiva", fondata su "nonviolenza" e "solidarietà".

L'analisi è a 360 gradi, come l'attenzione del Papa e della sua diplomazia, e ogni punto di vista vi si trova riconosciuto. Per quello europeo e italiano, acquista nuovo peso la contrapposizione tra Paesi che sostengono l'onere umanitario dell'accoglienza ai migranti, e Paesi "indifferenti", e la "preoccupazione" per l'Europa, e per il suo "futuro", nel sessantesimo della nascita del "processo di unificazione europea".

Ma per nessuna delle situazioni citate - dall'Africa all'Asia, dal Medio oriente all'America latina - ci si limita a un elenco, e il Papa entra nel merito delle cause e delle possibili soluzioni, della individuazione delle responsabilità. Per il "terrorismo fondamentalista" ricorda puntigliosamente le vittime "in tutto il mondo: in Afghanistan, Bangladesh, Belgio, Burkina Faso, Egitto, Francia, Germania, Giordania, Iraq, Nigeria, Pakistan, Stati Uniti d'America, Tunisia e Turchia. Sono gesti vili, - commenta - che usano i bambini per uccidere, come in Nigeria; prendono di mira chi prega, come nella Cattedrale copta del Cairo, chi viaggia o lavora, come a Bruxelles, chi passeggia per le vie della città, come a Nizza e a Berlino, o semplicemente chi festeggia l'arrivo del nuovo anno, come a Istanbul".

Per la Siria fa "appello alla comunità internazionale perché si adoperi con solerzia per dare vita ad un negoziato serio, che metta per sempre la parola fine al conflitto, che sta provocando una vera e propria sciagura umanitaria. Ciascuna delle parti in causa - esorta - deve ritenere come prioritario il rispetto del diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione dei civili e la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione".

L'udienza si apre con il saluto del decano, Armindo Fernandes do Espirito Santo Vieira, ambasciatore in Angola, poi il Papa pronuncia il suo discorso e dopo c'è spazio per la stretta di mano di ogni rappresentante diplomatico, - per l'Italia l'ambasciatore Daniele Mancini - che dopo qualche battuta con papa Francesco può salutare il segretario di Stato card. Pietro Parolin, il sostituto mons. Angelo Becciu e il "ministro degli Esteri", mons. Paul Gallagher.

Il Papa apre citando gli sviluppi più recenti in campo bilaterale, - le relazioni con la Mauritania, sottoscritte lo scorso 9 dicembre, - e eventi tristi e lieti che hanno toccato il mondo dei diplomatici.

Innesta poi il proprio discorso sul doppio binario dei propri incontri e interventi di quest'anno - i viaggi, ma anche le visite alla sinagoga di Roma e alla moschea di Baku, l'incontro di Assisi, gli eventi giubilari - e del magistero dei papi sulla pace. Da Benedetto XV a papa Roncalli, da Paolo VI alla Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, il papa latinoamericano giunge ai suoi testi, in particolare il messaggio per l'incontro interreligioso di Assisi e quello per la Giornata mondiale della pace. Papa Francesco resta convinto che la diplomazia, il dialogo anche tra le religioni, il confronto, possano molto nel costruire nonviolenza e pace, e gli ambasciatori sono un cardine di questo progetto. (Giovanna Chirri ANSA).

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