fede

Cardinal Sepe: San Francesco apra il nostro cuore alla saggia accoglienza

Redazione Mauro Berti
Pubblicato il 04-10-2018

Cari Fratelli e Sorelle,


nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù si rivolge al Padre per manifestargli la sua profonda esultanza. La liturgia riporta questo testo intravedendovi l’atteggiamento di Francesco nei confronti della vita. Lui - che era “piccolo” - ha potuto avvertire nel suo cuore una sapienza superiore, ha potuto guardare il mondo con gli occhi di Dio. Con occhi di stupore, d’innocenza, di responsabilità.


Anche noi oggi vogliamo lasciarci illuminare dall’esperienza spirituale di Francesco, per vivere la fede con nuovo entusiasmo, per seguire “in letizia” le orme di Cristo. Siamo venuti ad Assisi per immergerci nello sguardo di Francesco, per trarne una forte ispirazione, capace di sviluppare propositi di vita nuova a vantaggio della nostra regione, delle diocesi della Campania, delle nostre famiglie.


In rappresentanza di tutte le nostre genti compiamo oggi il significativo gesto di offrire l’olio che alimenterà la lampada davanti a San Francesco. Essa brillerà tutto l’anno, recando il profumo delle nostre straordinarie Terre e il calore di un popolo che trova nella fede le ragioni di un’indomita speranza, la voglia di guardare avanti nonostante le molteplici avversità con cui deve quotidianamente misurarsi.


La nostra regione, dove Francesco si è recato agli inizi del 1200, è stata da sempre segnata dal fascino del suo carisma. Sono tanti i santi – religiosi e laici – che si sono ispirati a lui. Tante le chiese, i conventi, le opere sociali nate da quell’esperienza, così profondamente radicata nel tessuto civile e religioso del nostro popolo.


Lo dobbiamo confessare: le ferite ancora sanguinano. Esse ci impongono di non tollerare nessuna forma d’indulgenza, di colpevole omissione. Per questo sentiamo l’urgenza di tornare a guardare a san Francesco per rendere più vero il nostro essere cristiani oggi, nella nostra terra, con la nostra gente. San Francesco non è solo un grande santo. È anche il simbolo di quella attenzione al mondo, alla natura e alle sue creature che dovrebbe sempre connotare l’operato delle istituzioni e dei singoli cittadini. Papa Bergoglio - che da Papa ha voluto prendere il suo nome e per questo oggi, nella Festività di San Francesco, gli facciamo gli auguri più cari - si è ispirato a lui per scrivere un accorato testo sulla inquietante situazione ambientale del nostro pianeta. L’enciclica “Laudato si” rappresenta una riflessione articolata e un forte appello per un’ecologia integrale a partire dal Cantico delle creature di san Francesco, una lode a Dio, alla vita e alla natura, percepita in tutta la sua ricchezza e magnificenza.


San Francesco è inoltre una figura di straordinaria attualità anche per un altro motivo. Il dialogo come approccio all’alterità, l’attenzione a chi soffre, il rispetto per ogni essere umano, la valorizzazione dei più umili sono prerogative della sensibilità francescana, che tornano ora di grande utilità per affrontare in maniera efficace alcune criticità del mondo d’oggi.


800 anni fa, Francesco si recò a Damietta, in Egitto, per incontrare di persona il Sultano. Egli mise in atto uno dei più straordinari gesti di pace nella storia del dialogo tra Islam e Cristianesimo, dimostrando che solo con il dialogo, costruendo ponti, si abbattono i muri dell’intolleranza e dell’incomprensione.


La vicenda di Francesco è, pertanto, oggi, di grande attualità anche per il dialogo interreligioso e per la pace mondiale, tanto da rappresentare, pur a distanza di molti secoli, l’avvenimento più emblematico nella ricerca di coesione e reciprocità tra popoli e culture diverse. Per il dialogo tra l’Islam e l’Occidente cristiano si riparte dal Poverello di Assisi. Non a caso Papa San Giovanni Paolo II venne ad Assisi per incontrare i rappresentanti di tutte le religioni. Egli volle che fosse Assisi la culla di un nuovo corso nelle relazioni con altri credenti. Da allora lo “spirito di Assisi” ha guidato i passi della chiesa alla ricerca di un nuovo rapporto con le diverse religioni.


Un dialogo che continua a dare i suoi frutti, creando condizioni di interlocuzione e di pace, mentre registriamo un forte processo di immigrazione che resta una grande questione mondiale, una difficile sfida per la politica, per la società civile, per la nostra identità culturale e religiosa. In Europa abbiamo bisogno di ritrovare il senso di una lunga tradizione cristiana che, nello spirito del dialogo di Francesco, serva a dare sicurezza ai cittadini, consapevoli che la costruzione della propria identità non si sviluppa nella chiusura e nell’isolamento, ma solo nelle relazioni con chi è diverso per cultura o fede.


L’amore per l’altro, si sa, fa miracoli: il miracolo di coniugare insieme le esigenze dei cittadini italiani con l’esasperazione di chi vuole sfuggire pericoli gravissimi, le garanzie dei cittadini con le urgenze dei più poveri, le sicurezze degli anziani con le prospettive di futuro dei nostri giovani. Si tratta di un “miracolo” che San Francesco ha già compiuto, quando a Gubbio è riuscito a conciliare la legittima tutela dei cittadini impauriti e le altrettante comprensibili esigenze di “fratello lupo”.


Partecipare ad Assisi ad una celebrazione così intensa e significativa è per la Campania e per le cinque province che la compongono - Napoli, Salerno, Avellino, Benevento, Caserta - un modo per ravvivare la responsabilità di tutti rispetto alle grandi sfide della difesa dell’ambiente, del dialogo, della solidarietà.


San Francesco voglia benedire le nostre terre, l’Italia intera, aprendo il nostro cuore all’accoglienza e illuminando tutti perché prevalga la saggezza, nella consapevolezza che apparteniamo tutti alla stessa famiglia umana, ma comunque nel rispetto delle persone, dei diritti di ciascuno, delle regole poste in ogni Paese a presidio della civile convivenza.


Qui, ad Assisi, con l’offerta dell’olio che alimenta la lampada votiva di Francesco, la Campania, nel solco della sua tradizione millenaria, vuole gridare il suo impegno a lavorare per la pace nel mondo e la concordia tra i popoli; a rispettare e difendere la bellezza del Creato come dono di Dio; a fare della lotta alla povertà non un occasionale gesto di solidarietà ma il progetto di una società più giusta e a dimensione umana.

E’ l’intera Campania che ad Assisi, davanti a San Francesco, ripete e conferma, con la fiducia e l’audacia del Santo Patrono dell’Italia,  In letizia nonostante tutto.


Dio Vi benedica

e ‘A Maronna V’accumpagna!


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