Rifugiati accanto al Papa all’udienza
Quella odierna è l’ultima udienza generale in piazza San Pietro prima della pausa estiva di luglio
All’udienza generale in piazza San Pietro Papa Francesco ha portato accanto a sé sul palco un gruppo di rifugiati portati a Roma dalla Caritas di Firenze e dalla European University: «Tanti pensano di loro che è meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto», ha detto il Pontefice ai fedeli: «Tanti li considerano esclusi, per favore: sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno».
Quella odierna è l’ultima udienza generale in piazza San Pietro prima della pausa estiva di luglio. Mercoledì prossimo, infatti, Francesco presiederà a San Pietro la messa per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo.
Il Papa ha incentrato la sua catechesi attorno alla richiesta che un lebbroso rivolge a Gesù: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi!». Quest’uomo, ha spiegato Francesco, «non chiede solamente di essere guarito, ma di essere “purificato”, cioè risanato integralmente, nel corpo e nel cuore. Infatti, la lebbra era considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non poteva accedere al tempio e a nessun servizio divino. Lontano da Dio e lontano dagli uomini. Era triste la vita di queste persone… Nonostante ciò, quel lebbroso non si rassegna né alla malattia né alle disposizioni che fanno di lui un escluso. Per raggiungere Gesù, non temette di infrangere la legge ed entra in città, cosa che non doveva fare, per lui era vietato, e quando lo trovò “gli si gettò dinanzi, pregandolo: Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Tutto ciò che quest’uomo considerato impuro fa e dice è espressione della sua fede! Riconosce la potenza di Gesù: è sicuro che abbia il potere di sanarlo e che tutto dipenda dalla sua volontà. Questa fede è la forza che gli ha permesso di rompere ogni convenzione e di cercare l’incontro con Gesù e, inginocchiandosi davanti a lui, lo chiama “Signore”. La supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia. Vi farò una confidenza personale», ha proseguito il Papa a braccio: «alla sera prima, di andare a letto prego questa breve preghiera: Signore, se vuoi puoi purificarmi, e prego cinque padre nostro, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe. Questo lo faccio io, potete farlo anche voi a casa vostra e pensare alle piaghe di Gesù e dire un padre nostro per ognuna: e Gesù ci ascolta sempre».
Gesù ebbe «compassione» di quest’uomo, come si legge nel Vangelo di Marco, e lo guarì toccandolo con una mano: «Il gesto di Gesù accompagna le sue parole e ne rende più esplicito l’insegnamento. Contro le disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi a un lebbroso, Gesù stende la mano e persino lo tocca. Quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché lui è in essi. Toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione. Toccare gli esclusi: oggi – ha proseguito il Papa a braccio, indicando il gruppo dei giovani rifugiati di colore che sedevano ai suoi piedi sul palco, «mi accompagnano qui questi ragazzi: tanti pensano di loro che è meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto, sono i nostri rifugiati: ma tanti li considerano esclusi, per favore: sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti», ha rimarcato il Papa.
Dopo aver guarito il lebbroso, Gesù gli comanda di non parlarne con nessuno, ma gli dice: «Va’ a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Questa, per il Papa, sottolinea tre cose: prima, «la grazia che agisce in noi non ricerca il sensazionalismo». Seconda, «facendo verificare ufficialmente l’avvenuta guarigione ai sacerdoti e celebrando un sacrificio espiatorio, il lebbroso viene riammesso nella comunità dei credenti e nella vita sociale». Terza, «la forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era escluso ma ora è uno di noi.
Pensiamo a noi, alle nostre miserie – ognuno ha la propria – con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle “buone maniere”. E proprio allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”».
In piazza San Pietro erano presenti tra gli altri fedeli i partecipanti al pellegrinaggio di motociclisti da Cracovia a Roma, organizzato da padre Adam Parszywka, direttore del dipartimento di comunicazione del Comitato organizzatore della Gmg e direttore del Volontariato missionario salesiano “I giovani per il mondo”. A conclusione dell’udienza, il Papa ha ringraziato in particolare la «Villetta della misericordia» del policlinico Gemelli, «dormitorio per persone senza fissa dimora, gestita dalla comunità di Sant’Egidio, opera concreta di questo Giubileo straordinario» e i protagonisti della Giostra del Saracino di Arezzo, quest’anno dedicata al tema della Misericordia. Il Papa, prima della catechesi, ha compiuto il consueto giro in jeep per salutare i fedeli. A metà percorso, una donna anziana si è slanciata verso il veicolo e il Papa ha fatto fermare l’auto per fermarsi ad ascoltarla, mentre lei si era quasi aggrappata ai sostegni esterni della jeep. Francesco ha poi percorso l’ultimo tratto a piedi facendosi accompagnare dal gruppo di rifugiati di colore che ha fatto sedere accanto a sé ai due lati della postazione papale. «I rifugiati per un futuro insieme» è lo striscione che i giovani hanno mostrato alla fine per una foto insieme a Francesco. (Iacopo Scaramuzzi – Vatican Insider)
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