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FRANCESCO AD ASSISI: MONDO HA BISOGNO DI PERDONO SALUTO AI FRATI DI ASSISI IN UN PENSIERO AUTOGRAFO

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

IL PAPA PELLEGRINO TRA I PELLEGRINI: Offrire testimonianza di misericordia nel mondo

Grandissima emozione ad Assisi per l'arrivo di papa Francesco. Un quattro agosto con temperature davvero bollenti ha accolto il Santo Padre che ha raggiunto in auto Santa Maria degli Angeli, dopo aver pregato alla Porziuncola ha parlato durante la celebrazione della santa messa a tutti i fedeli accorsi ad Assisi per vederlo. 

Durante le visita anche un fuori programma, in pieno stile "Papa Francesco": ha confessato 19 fedeli. Al termine ha salutato i frati e si è poi recato, come da programma, nella infermeria del convento. dove attualmente sono ospitati una quindicina di religiosi. 

Prima di ripartire il Papa ha salutato i frati di Assisi racchiudendo poche, ma sentite parole, in un pensiero autografo messo nero su bianco. A chiudere la firma "Francesco".

(Radio Vaticana)  Visita di Papa Francesco ieri pomeriggio alla Porziuncola, in occasione dell’ottavo centenario del “Perdono di Assisi”. Nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ha tenuto una meditazione sul perdono commentando il passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù dice a Pietro che non basta perdonare solo sette volte ma settanta volte sette e racconta la parabola del servo spietato. Pubblichiamo di seguito il testo integrale della meditazione del Papa con una nostra trascrizione delle aggiunte a braccio:

Mi piace ricordare, cari fratelli e sorelle, prima di tutto, le parole che, secondo un’antica tradizione, san Francesco pronunciò proprio qui, davanti a tutto il popolo e ai vescovi: “Voglio mandarvi tutti in paradiso!”. Cosa poteva chiedere di più bello il Poverello di Assisi, se non il dono della salvezza, della vita eterna con Dio e della gioia senza fine, che Gesù ci ha acquistato con la sua morte e risurrezione?

Il paradiso, d’altronde, che cos’è se non il mistero di amore che ci lega per sempre a Dio per contemplarlo senza fine? La Chiesa da sempre professa questa fede quando dice di credere nella comunione dei santi. Non siamo mai soli nel vivere la fede; ci fanno compagnia i santi e i beati, anche i nostri cari che hanno vissuto con semplicità e gioia la fede e l’hanno testimoniata nella loro vita. C’è un legame invisibile, ma non per questo meno reale, che ci fa essere “un solo corpo”, in forza dell’unico Battesimo ricevuto, animati da “un solo Spirito” (cfr Ef 4,4). Forse san Francesco, quando chiedeva a Papa Onorio III il dono dell’indulgenza per quanti venivano alla Porziuncola, aveva in mente quelle parole di Gesù ai discepoli: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,2-3).

Quella del perdono è certamente la strada maestra da seguire per raggiungere quel posto in Paradiso. E’ difficile perdonare! Quanto costa, a noi, perdonare gli altri! Pensiamoci un po’. E qui alla Porziuncola tutto parla di perdono! Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare – o, almeno, ad avere la volontà di perdonare - per farci toccare con mano la misericordia del Padre! Abbiamo ascoltato la parabola con la quale Gesù ci insegna a perdonare (cfr Mt 18,21-35). Perché dovremmo perdonare una persona che ci ha fatto del male? Perché noi per primi siamo stati perdonati, e infinitamente di più. Non c’è nessuno fra noi, qui, che non sia stato perdonato. Ognuno pensi… pensiamo in silenzio le cose brutte che abbiamo fatto e come il Signore ci ha perdonato. La parabola ci dice proprio questo: come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male. E’ la carezza del perdono. Il cuore che perdona. Il cuore che perdona accarezza. Tanto lontano da quel gesto: “me la pagherai!” Il perdono è un’altra cosa. Precisamente come nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre Nostro, quando diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). I debiti sono i nostri peccati davanti a Dio, e i nostri debitori sono quelli a cui anche noi dobbiamo perdonare.

Ognuno di noi potrebbe essere quel servo della parabola che ha un grande debito da saldare, ma talmente grande che non potrebbe mai farcela. Anche noi, quando nel confessionale ci mettiamo in ginocchio davanti al sacerdote, non facciamo altro che ripetere lo stesso gesto del servo. Diciamo: “Signore, abbi pazienza con me”. Voi avete pensato alcune volte alla pazienza di Dio? Ha tanta pazienza. Sappiamo bene, infatti, che siamo pieni di difetti e ricadiamo spesso negli stessi peccati. Eppure, Dio non si stanca di offrire sempre il suo perdono ogni volta che lo chiediamo. E’ un perdono pieno, totale, con il quale ci dà certezza che, nonostante possiamo ricadere negli stessi peccati, Lui ha pietà di noi e non smette di amarci. Come il padrone della parabola, Dio si impietosisce, cioè prova un sentimento di pietà unito alla tenerezza: è un’espressione per indicare la suamisericordia nei nostri confronti. Il nostro Padre, infatti, si impietosisce sempre quando siamo pentiti, e ci rimanda a casa con il cuore tranquillo e sereno dicendoci che ci ha condonato ogni cosa e perdonato tutto. Il perdono di Dio non conosce limiti; va oltre ogni nostra immaginazione e raggiunge chiunque, nell’intimo del cuore, riconosce di avere sbagliato e vuole ritornare a Lui. Dio guarda al cuore che chiede di essere perdonato.

Il problema, purtroppo, nasce quando noi ci troviamo a confrontarci con un nostro fratello che ci ha fatto un piccolo torto. La reazione che abbiamo ascoltato nella parabola è molto espressiva: «Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”» (Mt 18,28). In questa scena troviamo tutto il dramma dei nostri rapporti umani. Quando siamo noi in debito con gli altri, pretendiamo la misericordia; quando invece siamo in credito, invochiamo la giustizia! E tutti facciamo così, tutti. Non è questa la reazione del discepolo di Cristo e non può essere questo lo stile di vita dei cristiani. Gesù ci insegna a perdonare, e a farlo senza limiti: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (v. 22). Insomma, quello che ci propone è l’amore del Padre, non la nostra pretesa di giustizia. Fermarsi a questa, infatti, non ci farebbe riconoscere come discepoli di Cristo, che hanno ottenuto misericordia ai piedi della Croce solo in forza dell’amore del Figlio di Dio. Non dimentichiamo, dunque, le parole severe con le quali si chiude la parabola: «Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello» (v. 35).

Cari fratelli e sorelle, il perdono di cui san Francesco si è fatto “canale” qui alla Porziuncola continua a “generare paradiso” ancora dopo otto secoli. In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Ripeto: offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace. Chiediamo a san Francesco che interceda per noi, perché mai rinunciamo ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia.

Possiamo pregare su questo. Ognuno come lo sente. Invito i Frati, i Vescovi ad andare nei confessionali – anche io ci andrò – per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme. Che il Signore ci dia la grazia di dire quella parola che il Padre non ci lascia finire, quella che ha detto il figliol prodigo: “Padre ho peccato contro…”, e [il Padre] gli ha tappato la bocca, lo ha abbracciato. Noi incominciamo a parlare, e Lui ci tapperà la bocca e ci rivestirà... “Ma, padre, domani ho paura di fare lo stesso…”. Ma torna! Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il figliol prodigo; e tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia.

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Prima di rientrare in Vaticano, il Papa dal sagrato della Basilica di Santa Maria degli Angeli ha rivolto questo saluto ai fedeli presenti:

“Vi ringrazio tanto per la vostra accoglienza e chiedo al Signore che vi benedica. Vi ringrazio per questa voglia di essere vicini. E, anche, non dimenticatevi: sempre perdonare. Sempre! Perdonare dal cuore e se si può avvicinarsi all’altro, ma perdonare. Perché se noi perdoniamo, il Signore ci perdona, e tutti noi abbiamo bisogno di perdono. Qualcuno non ha bisogno di perdono qui? Alzi la mano! Tutti, no? Adesso preghiamo insieme la Madonna e poi vi darò la benedizione. (Recita l’Ave Maria, poi la Benedizione). E per favore pregate per me! Arrivederci!”.

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Il Papa ha chiesto ai fedeli di accompagnarlo con la preghiera domani nel suo pellegrinaggio ad Assisi. "Domani - ha detto il Pontefice nell'udienza generale - mi recherò nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, alla Porziuncola, in occasione dell'ottavo centenario del 'Perdono di Assisi'. Sarà un pellegrinaggio molto semplice, ma molto significativo in questo Anno della Misericordia. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera". (Ansa)


VIDEO - CTV - Per ascoltare l'appello di Francesco relativo ad Assisi andare al minuto 63 circa. 




La visita di papa Francesco ad Assisi coniuga un evento storico il Giubileo Francescano del Perdono al Giubileo di Papa Francesco. Quella porta senza serrature né maniglie voluta da san Francesco sarà la stessa voluta e varcata dal Papa il 4 agosto. Una visita che ci parla di un cammino quanto mai attuale verso l'inclusione, l'accoglienza, la misericordia. 

Il Santo Padre oltrepasserà la porta che san Francesco otto secoli fa ha aperto a tutti. Ritorneremo a quella notte del 1216 quando Gesù e Maria apparvero al santo di Assisi ponendogli la domanda: "Cosa desideri per la salvezza delle anime". La risposta fu immediata: “Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. 

Il "Perdono di Assisi" e la visita di Papa Francesco ci parlano in un momento drammatico alla luce di una violenza che ci riporta a quelle "crociate" che insanguinavano le nostre città: "Un cuore misericordioso - ha detto il Pontefice - ha il coraggio di lasciare le comodità; un cuore misericordioso sa andare incontro agli altri, riesce ad abbracciare tutti. Un cuore misericordioso sa essere un rifugio per chi non ha mai avuto una casa o l’ha perduta, sa creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare, è capace di tenerezza e di compassione. Un cuore misericordioso sa condividere il pane con chi ha fame, un cuore misericordioso si apre per ricevere il profugo e il migrante". Ecco allora che Francesco e Francesco desiderano che il nostro occhio sia accecato dall'amore per l'altro e che i nostri gesti siano animati dalla carità. 

L'arrivo del Papa ad Assisi pone l'accento su tre realtà: la dimensione spirituale, semplicità di gesti ed essenzialità liturgica; la dimensione geografica, per la prima volta un Papa arriva nella città del poverello per la festa del perdono; la dimensione politica, valorizzazione della proposta francescana di semplicità nella Chiesa. Ecco perché la visita ad Assisi non può essere derubricata come un fatto privato, ma porta a riflettere su scenari inediti che indirettamente riformano il modo di pensare della chiesa cristiana.
 
(Padre Enzo Fortunato, direttore rivista san Francesco) 

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Celebrata solennemente il 2 agosto, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi, la festa del “Perdono” che assume in questo anno un significato particolare, unendo l'VIII centenario dell'indulgenza della Porziuncola, concessa da papa Onorio III a san Francesco, nel 1216, all'Anno Santo straordinario della Misericordia. Ottocento anni di grazia e di misericordia dell’Indulgenza della Porziuncola, che converge verso di essa milioni di pellegrini desiderosi di varcare la “porta della vita eterna” per ritrovare pace e perdono. scaturiti da questa “piccola porzione” di terra divenuta famosa in tutto il mondo e definita la “Porta Santa sempre aperta” in perenne Giubileo di perdono e di grazia.

Il 2 agosto l'VIII centenario è stato aperto solennemente dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, con la concelebrazione eucaristica nella basilica di Santa Maria degli Angeli, alla presenza di tutti i vescovi dell'Umbria e il vescovo francescano padre Vittorio Viola, il padre generale dei Frati minori e il padre generale dei frati minori conventuali, il custode della Porziuncola padre Rosario Gugliota, quello del Sacro Convento padre Mauro Gambetti insieme ad un centinaio di sacerdoti provenienti da diverse parti d'Italia e migliaia di fedeli che hanno gremito la grande basilica dedicata a Maria.

«E' una giornata che richiama gli uomini e le donne di oggi a riscoprire la gioia del perdono e della riconciliazione con Dio e tra di loro – ha detto il cardinale nell'omelia –. La misericordia è la via che unisce Dio e l'uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato».

«La Porziuncola, culla del francescanesimo, è diventata nel tempo centro di un vasto movimento di pietà popolare e parte della storia della Chiesa universale, sempre unita da vincoli di carità al Vescovo di Assisi e al Papa di Roma – ha aggiunto il cardinale –. "Vi voglio mandare tutti in Paradiso", gridò Francesco al popolo qui convenuto, quando il Papa gli accordò l'indulgenza, "senza obolo", cioè senza offerta in denaro, quindi accessibile anche a coloro che non potevano permettersi donazioni o lunghi pellegrinaggi. Come non immaginare, con il pensiero, le folle di pellegrini che lungo otto secoli sono qui venuti, in povertà, con la pena nel cuore e con tanto sacrificio, ma pieni di fede e speranza nell'ottenere da Dio perdono e misericordia, per loro e per i loro defunti. La Porziuncola - ha scritto il vescovo mons. Sorrentino, nella lettera pastorale alla diocesi - è divenuta così "una porta del cielo. Aperta soprattutto per i semplici e i poveri". Avvolto da questo amore smisurato, il cristiano sa di potersi rifugiare in colui che tutto può perdonare, ma avverte anche la necessità di liberarsi dalle scorie del peccato, che deturpano la sua anima. In tale contesto si può comprendere la prassi e il valore dell'indulgenza, come una grazia speciale che ci consente di realizzare fino in fondo la totale guarigione del cuore. Essa si fonda su una grande verità di fede: i meriti di Cristo Signore, della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi a cui si uniscono le preghiere e le sofferenze dei giusti di ogni tempo».

Altra ricorrenza legata ad Assisi è il trentesimo anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace voluta da papa Giovanni Paolo II nel 1986. «L'incontro iniziò proprio qui, dinanzi alla Porziuncola – ha ricordato il cardinale - con i leader di tutte le religioni del mondo che si abbracciarono in segno di rispetto, di pace e di riconciliazione. A distanza di trent'anni, il mondo, purtroppo, non si è ancora pacificato. Oggi a sconvolgere è la follia terroristica che in diversi luoghi è esplosa con gesti di efferata violenza. Uno scontro di civiltà, che da più parti si paventa, sconvolgerebbe l'umanità in maniera imprevedibile e drammatica. Ma non è lo scontro che bisogna rincorrere; quello che bisogna adoperarsi a costruire è la civiltà dell'amore, l'unica – come diceva il beato Paolo VI – capace di garantire a ciascuno i suoi diritti, rispettare ogni credo religioso, favorire una vita degna per tutti».

In conclusione l'invocazione del cardinale alla pace che «salga oggi di nuovo, da questa piccola chiesa della Porziuncola, da questa sacra città di Assisi, perché gli uomini di ogni convinzione religiosa sappiano mostrare al mondo il vero volto di Dio: misericordioso, compassionevole, creatore e padre di tutti gli uomini».

Un pensiero particolare è stato rivolto ai giovani, ricordando l'appena conclusa Gmg di Cracovia e quanto vissuto nelle catechesi e nella preghiera con papa Francesco: «E' stato come ammirare un grande prato ricolmo di fiori appena sbocciati che protendono i loro petali verso la luce del cielo. Davanti a questo bellissimo spettacolo umano non possiamo, non dobbiamo, aver paura del futuro. Papa Francesco ha detto ai giovani: “Non lasciatevi rubare la speranza, perché senza speranza non c’è futuro”. Come il giovane Francesco, dopo aver incontrato il lebbroso, i "giovani di Cracovia" hanno capito che non bisogna aver paura della putredine umana, dell'uomo corrotto e degradato dalla vita e dalla violenza: è lui "il prossimo", a cui curare le piaghe. Sotto ogni uomo ferito si nasconde il volto del Signore, che può risplendere solo grazie al nostro amore. Se voi giovani avrete coraggio di “sognare” cambierete il mondo come ha fatto Francesco, che con la misericordia e la fede ha favorito la comunione tra tutti gli uomini di buona volontà, contrapponendo alle trincee della paura i varchi della speranza, della comprensione, dell’amicizia e della fraternità».

Al termine i celebranti hanno raggiunto in processione la Porziuncola, incensata dal cardinale Bassetti che si è poi trattenuto in preghiera nella piccola chiesa, prima della benedizione conclusiva.

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E' iniziato ieri il "Perdono di Assisi" con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati minori, Michael A. Perry. "I mali di oggi - ha esordito - sono gli stessi che esistevano al tempo di san Francesco. Davanti alle rovine e alle minacce odierne la festa del Perdono è un invito urgente ad accogliere la misericordia che può farci superare la paura, la violenza e l'esclusione". E' necessario, come sottolineato dal Ministro generale, dire sì all'amore e alla vita come fecero Maria e san Francesco. Il "Perdono di Assisi" non è una semplice celebrazione, ma coincide con "il dono della Misericordia".

Nel primo pomeriggio alle 14,30 si è svolta la liturgia penitenziale dei Pellegrini d’Abruzzo con Franco Rapacchiale, Ministro provinciale dei Frati minori conventuali d’Abruzzo. Alle 14.45 sulla piazza Porziuncola c'è stato l'arrivo della XXXVI Marcia francescana “Alla porta del cielo” a cui ha fatto seguito la santa messa con Carlo Serri, Ministro provinciale dei Frati minori d’Abruzzo. Alle 17 – 18 celebrazione eucaristica del Perdono di Assisi e della Dedicazione della Basilica a seguire (ore 19) pellegrinaggio della Diocesi di Assisi con partenza dalla piazza di San Francesco.  

Primi Vespri della Solennità: presiede Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino. Offerta dell’incenso da parte del sindaco di Assisi, Stefania Proietti. Alle ore 21.30 Veglia di preghiera e processione aux flambeaux con Mons. Vittorio Viola, vescovo di Tortona.

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