religione

La devozione a Sant’Antonio

Mario Scelzo
Pubblicato il 10-06-2017

Nelle case del Sud Italia ma anche in quelle di Lisbona, nei grattacieli di New York oppure negli angoli sperduti della Cina, non è difficile trovare un quadretto con l’immagine di un giovane frate che tiene in braccio Gesù bambino ed in mano un giglio, simbolo della purezza. Mancano pochi giorni al 13 Giugno, Festa di Sant’Antonio (da Padova o da Lisbona? Risponderò meglio dopo), uno dei Santi più amati, popolari e conosciuti in Italia e nel mondo. Egli è ritenuto il protettore dei nativi americani, dei poveri, delle donne incinte, degli oppressi, dei viaggiatori, degli affamati, dei fidanzati, degli animali, dei pescatori, degli oggetti smarriti, dei marinai, dei cavalli, del matrimonio e della sterilità.

Come mai la sua devozione è così diffusa? Quale il suo vero “nome”? Per quale motivo viene considerato il protettore di così tante e differenti categorie umane? Proverò a rispondere nel corso di questo articolo.

Fernando Martins de Bulhões  nacque a Lisbona il 15 agosto 1195, entrò giovanissimo nella Abbazia di San Vincenzo per poi essere trasferito nel convento di Santa Croce a Coimbra. Nel 1220, in circostanze davvero fortuite, venne in contatto con la nascente realtà del francescanesimo, secondo molte fonti storiche partecipò al Capitolo Francescano di Assisi nel 1221 e probabilmente incontrò San Francesco d’Assisi. Divenne in breve tempo uno dei maggiori “predicatori” del pensiero francescano, abbiamo testimonianze del suo passaggio prima in Francia, poi a Roma, prima del suo arrivo a Padova, città dove si stabilì e dove terminò la sua vita terrena il 13 Giugno 1231.

Antonio alla sua morte è già circondato dalla fama di “Santo in vita”, la sua canonizzazione sarà di fatto immediata (diviene un Santo della Chiesa nel 1232), e l’afflusso di migliaia di pellegrini alla sua tomba praticamente impone la costruzione di una Basilica in suo nome. Questo spiega la sua doppia “denominazione”. Per i portoghesi parliamo di Sant’Antonio da Lisbona, città dove nasce e prende vita la sua vocazione, noi italiani lo chiamiamo Sant’Antonio da Padova (anche se sarebbe più corretto dire Sant’Antonio di Padova), città che dal 1231 ne conserva la memoria.

Veniamo ora alla sua “popolarità”, indubbiamente legata alla sua fama di “Santo dei Miracoli”. Impossibile in poche righe raccontarli tutti, ritengo però esista un filo conduttore che segue tutta la vita del Santo, ovvero quello di operare con santità e misericordia nella vita quotidiana di tutti i giorni. Potremmo azzardare e definirlo un Santo “vicino” alle ferite ed alle preoccupazioni quotidiane del popolo dei credenti, con una particolare predilezione verso i più deboli.

Inoltre, i suoi miracoli hanno un carattere pastorale e direi “comunicativo”: la mula che riconosce l’Ostia Consacrata, il Neonato che parla per scagionare la madre dall’accusa di adulterio, il piede riattaccato all’uomo –poi pentito- che aveva preso a calci la propria madre, tutti segni chiari, evidenti, comprensibili anche da parte del popolo meno istruito.

Vorrei però citare per esteso uno dei miracoli più conosciuti, ovvero quello del “Pane  dei poveri”. Tommasino è un bimbo di 20 mesi: la madre lo lascia in casa da solo a giocare e lo ritrova poco dopo senza vita, affogato in un mastello d’acqua. Disperata invoca l’aiuto del Santo, e nella sua preghiera fa un voto: se otterrà la grazia donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino. Il figlio torna miracolosamente in vita e nasce così la tradizione del "pondus pueri", una preghiera con la quale i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto fosse il loro peso. Forse non tutti sanno che questo miracolo è all’origine dell’Opera del Pane dei Poveri e poi della Caritas Antoniana, l’ organizzazione che si occupa di portare cibo, generi di prima necessità e assistenza ai poveri di tutto il mondo."

Per concludere, vorrei segnalare alcune tradizioni legate alla Festa di Sant’Antonio nelle differenti realtà geografiche. S. Antonio è il patrono di Lisbona e, nell’anniversario della sua morte avvenuta il 13 giugno, la città si trasforma e dà il meglio di sé! Sono svariate le tradizioni del giugno lisboeta: dalle sardine cotte su griglie improvvisate in Alfama (uno dei quartieri più belli e caratteristici di Lisbona) e mangiate per strada tra due fette di pane, alle marce popolari in Avenida da Liberdade durante le quali i bambini sfilano in costume al ritmo di musica, alle feste con musica pimba (tradotto: truzza) dislocate nei quartieri storici della città. La musica e la festa continuano nelle strade, nelle piazze e nelle case fino a che non si fa giorno, complice il clima piacevole di giugno di questa stupenda città affacciata sull’oceano.

Il 13 Giugno c’è anche la tradizione dei matrimoni di S. António organizzati dal comune, cioè dalla Camara Municipal di Lisbona e celebrati nella Cattedrale, la stupenda Sé. Gli sposi coinvolti sono quelli provenienti da famiglie modeste, che grazie agli aiuti economici provenienti dal Comune e da alcune imprese possono permettersi di celebrare questo sacramento.

Tra le usanze del giugno lisboeta c’è quella di acquistare vasi di terracotta che contengono piante di basilico decorate con garofani di carta velina colorata. Sulla sommità del bastoncino piantato nel fiore di carta va messo un biglietto con versi di amore destinati all’amata. Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, quindi, i ragazzi regalano alle ragazze le piantine di basilico con messaggi d’amore più o meno scherzosi. Il senso di questo regalo è che il basilico è una pianta delicata e stagionale, che necessita ogni anno che i semi vengano ripiantati per far sì che il sentimento duri in eterno.

In Italia, tra le varie tradizioni, esiste quella della “Tredicina”. Con questo termine si intendono innanzitutto i tredici giorni di preparazione alla festa di sant'Antonio che ha luogo il 13 giugno. La Tredicina si ripete ancora oggi nella Basilica e in altri santuari antoniani o chiese francescane, come pure privatamente in tante famiglie. Ma con lo stesso termine si intende anche una preghiera articolata in tredici orazioni, che ripercorrono gli aspetti più significativi della vita e della santità di Antonio.

Tanto ancora ci sarebbe da dire, vi lascio con la preghiera che i pellegrini recitano sulla Tomba del Santo:

O caro S. Antonio, eccomi vicino alla tua tomba benedetta.

Sono venuto a pregarti spinto dalla mia necessità e fiducioso nella tua bontà compassionevole che tutti sa consolare. Renditi mio intercessore presso Dio; parla tu, in mio nome, al Padre delle misericordie, e ottienimi la grazia di cui ho particolarmente bisogno...

So che la mia fede è debole; ma tu, che possedesti questa virtù in modo mirabile e la suscitasti con la predicazione nelle folle, ravvivala in me e rendila più forte e pura; tu che conducesti una vita evangelica, aiutami a rendere più cristiana la mia, in modo da essere figlio degno del Padre che è nei cieli.
O S. Antonio, vieni in soccorso della mia debolezza, tenendo lontane le malattie e i pericoli dell'anima e del corpo; aiutami a riporre sempre la fiducia in Dio, specialmente nei momenti della prova e del dolore. Benedici il mio lavoro, la mia famiglia, i tuoi devoti sparsi nel mondo e qui spiritualmente presenti: ottieni a tutti la bontà del cuore verso i poveri, e i sofferenti.
O mio protettore, rispondi alla fiducia che ho sempre riposto nella tua intercessione presso Dio.



Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA