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Siria, dopo otto anni di guerra la presenza francescana è ancora segno di speranza

Redazione Vatican News
Pubblicato il 19-07-2019

“Incoraggiamo la gente a vivere questo momento come una testimonianza e una missione. Stiamo vicino a chi non riesce ad arrivare a fine mese. Quindi, sicuramente, la nostra presenza è un segno di speranza per la gente che vive in Siria. Così Padre Bahjat Elia Karakach apre l’intervista a Vatican News. Frate minore della custodia di Terra Santa, parroco della chiesa latina di Damasco e custode dell’annesso convento.

La situazione a Damasco


Attualmente la situazione a Damasco è migliorata. “Si vive - racconta p. Karakach - senza paura di attacchi e di atti terroristici, però c’è una situazione economica molto difficile, c’è la recessione economica. La gente non ha molta speranza nel futuro. È una situazione che genera un po’ di disperazione, e spinge la gente a emigrare per cercare fuori una vita migliore”.

I cristiani presenti e attivi nella società


“I cristiani – afferma p. Karakach - continuano ad essere molto presenti e attivi nella società, attraverso la carità e il dialogo. Direi che si tratta di una presenza molto qualitativa. Anche se rappresentiamo una minoranza, siamo molto presenti e attivi.

Con la fede si possono vivere le sofferenze come una testimonianza cristiana


“Con gli occhi della fede – dichiara p. Karakach- tutto può acquistare un senso diverso. Anche una situazione difficile, quando si ha la fede, si può vivere come una testimonianza e una missione. E’ questo il senso della nostra presenza qui come cristiani, ed è quello che cerchiamo di trasmettere alle nostre comunità. Non bisogna vedere solo la sofferenza da un punto di vista terreno, ma bisogna trovare un senso nella sofferenza, che è quello di partecipare alla croce di Cristo per la redenzione del mondo.


Un dialogo interreligioso praticato ogni giorno

Il dialogo con i musulmani – conclude p. Karakach - non è un dialogo fatto di teorie. Raramente si fa ufficialmente un incontro di dialogo. Questo, forse, si fa più in Occidente. Noi viviamo insieme ogni giorno. Abbiamo le stesse sfide e le stesse difficoltà. Anche i rapporti di amicizia e di lavoro sono tutti intessuti di dialogo. Non si può vivere senza dialogo. Qui il cristiano è conosciuto per questa apertura verso l’altro, quindi anche di dare una testimonianza per l’amore di Cristo.

Eugenio Serra, Vatican News 

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