cultura

Santi 'francescani' e Creato, prima di Francesco

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Nei racconti francescani, vengono narrati degli episodi che, con la dovuta cautela, richiamano la stessa logica folkloristica e fantasiosa dei miracoli connessi a Colombano e al santo di Finchale.

Esistono, nella tradizione agiografica, alcuni precedenti relativi a vite di santi con protagonista il Creato e che potrebbero essere accostati, per somiglianza, ai racconti della vita di san Francesco d’Assisi. Si tratta di leggende come quella che rimanda a Godric dell’Abbazia di Finchale (situata nei pressi di Durham, Inghilterra), vissuto a cavallo tra l’XI ed il XII secolo.



Il Cantico delle Creature di cui è autore lo stesso Francesco è un documento che permette di avere una percezione diretta del punto di vista “naturalistico” del santo. Francesco ha avuto una particolare affinità con la natura che è cresciuta contestualmente alla sua esperienza eremitica. La mistica del nostro Poverello, che comprende gli incontri ravvicinati del santo con gli animali, attinge in verità a una tradizione eremitica esemplificata in precedenza già dai Cistercensi e che ha il suo compimento assoluto in Francesco. Ma, come accennavamo, le fonti storiche confermano alcuni casi di santi “pre-francescani” interconnessi con l’amore per tutte le creature.



Nel racconto della vita di san Colombano (543-615) troviamo l’immagine di piccoli animali che nidificano sul petto del santo, e un simile episodio ricorre nella vita di san William Firmatus (1026-1103) e in quella del santo citato all’inizio ossia Godric di Finchale (ca. 1065-1170). Nel caso di Godric la combinazione della sacra interazione tra uomo e animale è il risultato di un riadattamento agiografico di antichissime leggende popolari. Sorge la questione se sussista un retaggio popolare anche nelle storie di Francesco, o se l’affetto di Francesco per gli animali abbia una genesi del tutto diversa e, comunque, irreale. Secondo gli storici del francescanesimo le biografie che riguardano Francesco non hanno di per sé fondamento nel folklore, mentre la compassione per gli animali di Godric di Finchale è con certezza scientifica vincolata alle tradizioni popolari.



Tuttavia, nei racconti francescani, vengono narrati degli episodi che, con la dovuta cautela, richiamano la stessa logica folkloristica e fantasiosa dei miracoli connessi a Colombano e al santo di Finchale: due uccelli erano stati autorizzati da Francesco a prendere delle briciole da un tavolo per nutrire i piccoli e poi, lo stesso santo, donò loro del grano; gli uccelli offrirono i propri piccoli ai frati poiché i compagni di Francesco si erano presi cura degli stessi. I frati accettarono i due uccellini in un curioso scenario di scambio “feudale”. Ma uno dei due piccoli uccelli adottati dai frati divenne avido: cominciò a perseguitare i suoi fratelli e la pace si ruppe. Francesco predisse allora la morte dell’uccello arrogante e, infatti, questo trovò presto la morte in un incidente. La pace viene così restaurata dal santo con la punizione e la pena capitale dell’animale aggressore.



Sarebbe qui possibile rilevare una certa logica popolare simile alle leggende di Colombano e Godric di Finchale nel senso che è impossibile pensare che Francesco si sia realmente trovato nel mezzo di questa scena favolistica. Probabilmente i primi francescani – coscienti di utilizzare un simbolismo immediato e semplicissimo, che non offendesse né l’incolto né il dotto confratello – utilizzavano racconti di questo tipo come precetti esemplificativi per modificare il loro stesso comportamento: come l’agnello rappresenterebbe Cristo e l’innocenza, altri animali vengono impiegati per figurare altrettante diverse virtù, o i vari difetti, e i vizi della condizione umana. È quindi plausibile che nelle biografie del santo assisiate molti dei miracoli con protagonisti gli animali siano “reali” in quanto concepiti per il fine concreto di plasmare il comportamento interno tra i frati della prima ora. Quale legge, infatti, funziona meglio se non quella che regola la vita degli animali non umani? Un’attitudine simbolica che in fondo non ha precedenti, nonostante le similitudini con le biografie di altri santi.

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