La Rai e l'attenzione mediatica per la cronaca nera
"Troppo cronaca nera nei programmi di intrattenimento ..", parole dell'amministratore delegato della Rai Antonio Campo Dall'Orto, e che hanno suscitato le consuete reazioni polemiche e tanta finta indignazione.
Qualcuno lo ha accusato di voler stilare nuove liste di proscrizione, altri di voler stravolgere le tradizioni, altri ancora di voler perdere ascolti per favorire la concorrenza.
Dal momento che non abbiamo mai risparmiato le nostre critiche ai gruppi dirigenti del servizio pubblico, ci sembra ora altrettanto onesto esprimere un consenso pieno e motivato.
Sono anni che chiediamo che la Rai non continui ad essere una delle tante "Industrie della paura" , tese ad amplificare in modo morboso la cronaca nera pur di guadagnare ascolti, sfruttando ed alimentando le paure e le angosce che già tormentano milioni di italiani.
Qualcuno, a proposito delle parole di a Campo Dall'Orto, ha evocato le circolari del periodo fascista, con le quali si invitavano i direttori dei giornali a nascondere crimini e delitti e ad esaltare le "Buone notizie" segnalate dal regime.
Peccato che qui non si tratti di nascondere o cancellare alcunché, ma più concretamente di parlarne negli spazi propri, contestualizzando gli eventi e non amplificandoli in modo cinico, ossessivo, trasformando drammi e tragedie in un intermezzo tra i lanci pubblicitari.
Non si tratta di dare sole le "Buone notizie", ma di dare anche le altre notizie.
É mai possibile che il "Delitto di Cogne" per citare un classico del genere, abbia avuto più spazio di tutti i conflitti in atto, delle morti sul lavoro, delle emergenze sociali?
Per quale ragione il delitto di Perugia ha attratto tutti i contenitori tv, ma l'assassinio delle 4 suore nello Yemen non ha invece suscitato la stessa attenzione mediatica, come per altro ha rilevato anche Papa Francesco?
Si potrà almeno discutere senza essere accusati di voler censurare qualcuno o qualcosa?
Per altro Campo Dall'Orto non ha parlato di cronaca in generale, ma dell'uso morboso e in specifici programmi della cronaca nera e chi può negare che questo sia accaduto ed accada?
Bisogna fingere di non vedere che, da anni, una ristretta compagnia di giro commenta delitti di ogni sorta, trasformandoli in una sorta di soap opera permanente ,dove diventa persino difficile distinguere tra un caso e l'altro?
Per quale ragione l'immigrato "Deviante" fa notizia, e i milioni di casi di integrazione riuscita faticano a conquistare la giusta "Illuminazione"?
Sino a quando si dovrà accettare la banalità del " Fa notizia solo il padrone che morde il cane", comodo alibi per ogni forma di pigrizia, di sciatteria, di rinuncia al gusto per la ricerca e per gli approfondimenti.
Vedremo quale seguito avranno le parole di Campo Dall'Orto, ma sarebbe sbagliato demonizzarle o liquidarle a colpi di battute, mai come in questo momento la sfida va raccolta e rilanciata.
Tra qualche mese dovrà essere rinnovata la concessione di servizio pubblico.
Il governo ha annunciato una pubblica consultazione, quello potrebbe essere l'occasione per affrontare il tema dei fini della Rai, della sua missione editoriale, della sua capacità di " Illuminare le periferie del mondo", scendendo nelle profondità dei mondi oscurati o cancellati, nel mondo e in Italia.
Per raggiungere questo obiettivo servirà non meno, ma più informazione capace di andare alla radice dei grandi temi della contemporaneità, sfidando banalità, morbosità, sciatteria dei linguaggi e dei pensieri.
La rivista San Francesco, insieme ad Articolo 21, alla Tavola della Pace, a Liberainformazione e a tanti professionisti della comunicazione, ha iniziato, da tempo, una riflessione su questi temi cercando di far emergere dal " Nero mediatico" temi e mondi sacrificati sull'altare della dittatura degli ascolti e della industria della paura.
Per queste ragioni ci sembra naturale proporre questa città e la rivista San Francesco come il luogo naturale dove approfondire i temi posti da Campo Dall'Orto, nella speranza che, almeno in questa occasione, la discussione sul futuro della Rai possa davvero coinvolgere anche chi non è immediatamente portatore degli interessi della politica, delle imprese e dei gruppi di pressione di varia natura e colore...
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