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Sergio Fusetti, capo restauratore di Assisi: un dramma per patrimonio artistico mondiale

Redazione artribune.com
Pubblicato il 16-04-2019

Fusetti sorvegliò i lavori post-sisma: i Canadair a Parigi? Avrebbero aggravato i danni. In Italia leggi rigorose

«Rischi di incendio in un cantiere di restauro ci sono sempre, ma la legge italiana è molto rigorosa e severa, rispettando le norme i cantieri sono più che sicuri». Sergio Fusetti è capo restauratore e conservatore di una chiesa che ha unʼetà parallela a Notre Dame: la basilica di San Francesco ad Assisi.

Edificata nel primo ʼ200, decorata da cicli di affreschi senza paragoni nella chiesa superiore e nella chiesa inferiore (Cimabue, Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti, Giotto che rivoluzionò la pittura occidentale con le sue storie francescane), la basilica il 26 settembre 1997 ha conosciuto una ferita tragica e distruttiva: il terremoto.

Con quattro morti sepolti dalle macerie durante unʼispezione dei danni e il crollo di parte degli affreschi nella chiesa superiore. Allora, dopo il sisma, i restauratori osservavano che era sempre in mezzo, tra polvere e ponteggi. La ferita è stata per quanto possibile e in larga misura rimarginata, tuttavia Fusetti non passa giorno senza ispezionare dettagli e angoli dellʼenorme monumento al santo di Assisi. Una perplessità, un interrogativo sullʼincendio di Parigi il tecnico lo pone: con capriate in legno nel tetto, non avevano sensori antifumo? O non hanno funzionato?

Fusetti, in un cantiere ci sono sempre rischi? Se sì come si prevengono?

Non conosco la legge francese ma con quella italiana se si rispettano le norme previste i cantieri sono più che sicuri. Dopo lʼincendio nel palazzo del Vignola a Todi nel 1982 il legislatore fece leggi molto severe sui cantieri e i monumenti. Non si fuma. È chiaro che se accendi una sigaretta può succedere qualcosa.

Qualcuno si è chiesto perché non sono intervenuti i Canadair lanciando acqua dal cielo.

Si parla di un edifico con capriate in legno di 800 anni, non travi in acciaio. Se arriva la pressione di un lancio una simile quantità dʼacqua compatta si fa peggio. Se il tetto ha preso fuoco in quattro ore con i lanci dʼacqua provochi un danno più grave in dieci minuti. I francesi hanno fatto benissimo a non lanciare acqua dal cielo, cʼerano persone sicuramente competenti, se avessero potuto farlo lo facevano. Ribadisco: i danni sarebbero stati più immediati. E in questi monumenti l'acqua procura sempre danni. È una mera consolazione sapere che sarà ricostruita bene, nei secoli abbiamo ricostruito tante cose.

Nella chiesa di Assisi avete avuto grossi cantieri, dopo il terremoto.

Sono cantieri immensi. Qui nonostante tutte le regole e norme si stava costantemente con gli occhi aperti, guardavamo chi lavorava sotto e sopra le nostre teste. La cattedrale era quasi tutta imbracata per rifare il tetto.

Come funziona, da noi?

Come dicevo, abbiamo leggi rigide sui monumenti, basta rispettarle. Infatti molto dellʼimporto dei lavori va proprio nella sicurezza, nellʼimpiantistica. Di sicuro però la vigilanza di un direttore dei lavori non guasta affatto, anzi. Noi la esercitavamo. Io stavo sempre sul cantiere. Non per fare il vigile, ma perché lo sentivo come una cosa da cui non allontanarsi. Anche stamani sono andato a controllare un estintore presso il coro ligneo del ʼ400. Il legno infatti è benzina pura per il fuoco: le travi di Notre Dame hanno 800 anni, saranno state alleggerite dai tarli e ardono subito. Una volta si usavano assi in legno, adesso in metallo. Se uno impiega assi in legno devono essere ignifughe per legge. Ma quando uno salda può cascare una scoria incandescente: se uno guarda vede subito ma se non cʼè nessuno allora ... Una cosa mi viene da osservare: noi qui teniamo molto alla sicurezza, grazie al grande impegno dei frati del Sacro Convento, alla Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio dellʼUmbria. Sono il conservatore e riempiamo le basiliche di telecamere e segnalatori di fumo. Quello nella chiesa di Parigi era un cantiere di grossa portata. Trovo strano che quando si chiude non ci sia nessuno, non ci sia stata una vigilanza, dei segnalatori: bisogna metterli. Di fronte a un attentato o a un terremoto non puoi fare niente, invece una sciocchezza si può prevedere. Non avevano segnalatori di fumo? O non hanno funzionato? A dire il vero al di là del cantiere li avrei messi a prescindere, come prassi, se non altro per la presenza delle capriate in legno. I sensori non salveranno dallʼincendio ma lanciano un allarme preventivo quando cʼè del fumo.

Quindi qualche accortezza può essere decisiva?

Attenzioni anche piccole salvano le grandi cose. I sensori anti fumo o non hanno funzionato o sarebbe sempre opportuno averli in cantieri con materiale così infiammabile.

Che effetto le ha fatto vedere lʼincendio di Notre Dame?

Mi addolora. È un dramma per il patrimonio artistico ed è un simbolo. Giusto per consolarsi, fortunatamente dentro non cʼerano opere dʼarte mobili, come spesso abbiamo noi, e hanno salvato le statue antiche in bronzo che il calore avrebbe fuso, ma il danno è enorme anche per il patrimonio spirituale essendo una chiesa così importante. Stanotte non ho fatto altro che guardare cosa accadeva a Parigi, non ho dormito. Ho passato 44 anni su un monumento e mi sono immedesimato al dolore di chi tiene a cuore lʼarte: in Francia, Italia o in qualunque altro angolo del mondo quando una cosa è bella è bella. Spero ricostruiscano Notre Dame ma come tutte le cose non sarà mai come prima.


Stefano Miliani Globalist.it

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