religione

La conversione, il pentimento. Rinascere nella Quaresima

Antonio Tarallo
Pubblicato il 24-03-2019

Francesco tiene a ribadirlo, prendendo spunto dalla lettera paolina ai Corinzi: “le cose vecchie sono passate

“«Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove»  (2 Cor 5,17). Infatti, con la loro manifestazione anche il creato stesso può “fare pasqua”: aprirsi ai cieli nuovi e alla terra nuova. E il cammino verso la Pasqua ci chiama proprio a restaurare il nostro volto e il nostro cuore di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale. Questa “impazienza”, questa attesa del creato troverà compimento quando si manifesteranno i figli di Dio, cioè quando i cristiani e tutti gli uomini entreranno decisamente in questo “travaglio” che è la conversione. Tutta la creazione è chiamata, insieme a noi, a uscire «dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). La Quaresima è segno sacramentale di questa conversione”.

(Dal Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2019)

Il nascere nuovamente. Questo è il tema fondamentale – in somma sintesi –che la Quaresima ci insegna, e che ci porta a riflettere in questi giorni di preparazione alla definitiva “rifioritura”. E Papa Francesco tiene a ribadirlo, prendendo spunto dalla lettera paolina ai Corinzi: “le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove”. E’ lo stesso “nuovo” che molte volte ci mette paura, che molte volte troviamo dinanzi a noi ma che abbiamo quasi timore di perseguirlo e di raggiungerlo. E’ tutto racchiuso nella conversione del cuore, nel pentimento di ciò che si è commesso, sbagliando, nel passato.

E il pensiero corre subito a quei luoghi dove si vive “una conversione” particolare, non c’è che dire: le carceri, dove Uomini che hanno sbagliato nel passato, magari riescono a vivere il trascorrere della pena giudiziaria, come opportunità di rinascita, di mettersi nuovamente in gioco. Sono tante le carceri in Italia con programmi specifici per poter “far morire l’uomo vecchio” e vedere nascere-rinascere “l’uomo nuovo”. Tante sono le cooperative che agiscono proprio in questa direzione.

Chi non ricorda la famosa visita di Papa Giovanni XXIII al carcere di Regina Coeli di Roma con quelle sue parole ricche di umanità? Riascoltiamole: “Ho messo il mio cuore vicino al vostro”. Non sono grandi discorsi, ma solo sguardi, carezze, e sorrisi, espressioni dell’amore di Dio per tutta l’Umanità, anche quando.  Papa Roncalli poteva immaginare quel “travaglio” che ogni detenuto poteva/può sentire. Ed è in quei luoghi che – tante volte – vengono dimenticati, che avvengono dei veri e propri miracoli. Me ne raccontava uno, diverso tempo fa, il cappellano proprio del carcere di Regina Coeli. L’emozione è ancora forte, e indelebile nel cuore. I miracoli di conversione, profonda, nella carne dico, avvengono proprio in luoghi dove non ce li aspettiamo proprio. Padre Vittorio Trani, il cappellano, narrandomi di quella vita “nascosta” ai grandi schermi, mi parlava di un ragazzo detenuto che aveva chiesto come regalo le fedi di fidanzamento per poterle “indossare”, lui e la propria fidanzata, con orgoglio e speranza per il “sacro vincolo”. Il miracolo è avvenuto, la conversione del cuore ha avuto il sopravvento sull’ “uomo vecchio”.

Da questo, prende spunto l’immagine-simbolo posta in copertina. Anche dove – apparentemente – non sembra esserci spazio alla vita, un fiore, un piccolo fiore, in maniera “prepotentemente dolce”, nasce, portando a chi l’osserva altra vita. “Tutta la creazione è chiamata, insieme a noi, a uscire «dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio»”.


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