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Enciclica e San Francesco, tutto è collegato

padre Ugo Sartorio
Pubblicato il 30-11--0001

È facile notare come il testo dell’enciclica scorra dentro una grande inclusione: se «Laudato si’, mi Signore» è l’avvio poetico del documento, «Laudato si’! Amen» è la sua solenne conclusione liturgica; mentre l’interno è punteggiato da molteplici richiami al santo di Assisi, che Papa Francesco sceglie come compagno di viaggio per la sua riflessione epocale sull’ambiente. Non teme, infatti, di presentarlo come «l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale» (n. 10), quindi come mistico e pellegrino dal «cuore universale», uomo di relazione armonica con la natura, tanto che «predicava persino ai fiori» (n. 11). Inoltre, «chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella», ci viene detto attraverso una citazione presa dalla vita ufficiale dell’assisiate scritta da san Bonaventura (n. 11, nota 20), nel senso che, come sottolinea Chesterton, «parliamo di un uomo che non scambia il bosco con gli alberi. San Francesco non disse sua “madre ” la natura, ma chiamò “fratello” un determinato somaro, e “sorella ” una certa passeretta».

Ancora san Bonaventura è chiamato in causa quando il Papa, presentando i racconti biblici della creazione, mostra come il peccato abbia infranto l’armonia tra il Creatore e le creature: la riconciliazione universale di san Francesco con le creature, secondo il dottore serafico, rimanda in un certo qual modo allo stato di innocenza originaria (cfr. n. 66). Il paragrafo dove è più alto e lirico il richiamo francescano, però, è senza dubbio alcuno il n. 87, in cui si riporta quasi per intero la prima parte, quella cosmologica, del Cantico delle creature: vengono menzionati gli astri maggiori, vale a dire il sole, con particolare enfasi (porta infatti una speciale “significazione”: «Parla, è segno parlante di Dio, il quale “è luce, e in lui non ci sono tenebre” [1 Giovanni, 1, 5]», Fo n t i Francescane, 263, 5, nota 7), la luna e le stelle; seguiti da tre dei quattro elementi che costituiscono la materia del mondo: fuoco, aria, acqua.

All’appello manca «sora nostra matre Terra», che essendo la «casa comune» è collocata solennemente nel primo paragrafo dell’enciclica: da notare il fatto che la Terra è sia “m a t re ” che “s o re l l a ”, poiché, oltre a produrre «diversi fructi con coloriti flori et herba», «ne sustenta et governa», per cui indirettamente si fa riferimento al mondo animale. Sappiamo che si tratta del testo più antico della letteratura italiana, ed è bello che la nostra lingua abbia inizio con una lode, tra l’altro insistita: il ritornello Laudato si’ viene ripetuto per ben otto volte, e, come ci dicono gli esperti, le creature sono non tanto il tramite e il motivo della lode, bensì sono convocate a lodare, insieme all’uomo, l’unico Creatore, l’Onnipotente, sotto il segno della gratuità. Si può osservare, tra l’altro, che negli scritti di san Francesco il termine “lo de” (laude nel Cantico, in volgare, laus negli scritti latini) è indirizzato unicamente a Dio, che ne ha di fatto l’esclusiva: «Ad Te solo, Altissimo, se konfane».

Attraverso la memoria del legame del mondo con Dio e della sua irrevocabile benedizione, san Francesco insegna a resistere alla tentazione di considerare il mondo sia come realtà deietta (catarismo) sia come giocattolo nelle nostre mani (protocapitalismo), per aprirsi alla vera accoglienza e valorizzazione del dono divino. La realtà del mondo è buona, ma non va manipolata, tanto meno sfruttata e sfregiata per favorire gli interessi di pochi. Il mondo è la casa di tutti, di ogni uomo, da abitare in fraternità. Soprattutto, «il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode» (n. 10), un buon motivo, questo, per esserne abitatori premurosi e grati. Ma facciamo un passo indietro. Perché il Papa, nella sua enciclica, ha dato così grande centralità alla figura di san Francesco? La risposta ce la dà egli stesso: «In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (n. 10).

Una delle caratteristiche centrali, se non la più importante, dell’enciclica Laudato si’ è quella di aver puntato a un’ecologia integrale, insieme ambientale, umana e sociale. Come si declina questa triade? Interrogarsi sulla creazione è sempre anche interrogarsi sul senso e sul fine dell’uomo dentro e con essa, sul suo agire responsabile o meno, per cui accanto a un’ecologia ambientale serve un’ecologia umana. Quest’ultima, inoltre, solleva i temi globali della fame, della distribuzione universale dei beni, dell’inclusione sociale, sfociando spontaneamente in una ecologia sociale fondata sulla fraternità. Non a caso il Papa recupera la seconda parte del Cantico delle creature, quella antropologica — più tesa e drammatica — parlando dell’indifferenza e del disinteresse verso i poveri e della “tratta di persone”.

Dopo aver riportato il versetto «Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore», subito aggiunge: «Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società» (n. 91). Degrado della natura, dell’uomo e della società sono tra loro intimamente collegati e connessi e richiedono una lettura non settoriale, e quindi limitata, della realtà. Tipica di chi non vuole guardare in faccia i problemi e si accontenta di «un’ecologia superficiale e apparente» (n. 59). Papa Francesco ha certamente a cuore i poveri del mondo, e la sua enciclica raccoglie insieme il grido della terra e il grido dei poveri (cfr. n 49), un’espressione, tra l’altro, che riecheggia il titolo di un libro di Leonardo Boff. «Entrambi i Francesco — sintetizza il gesuita e teologo argentino padre Juan Carlos Scannone — si assomigliano per aver compreso, alla luce del Vangelo, che la chiave per discernere il problema centrale del loro tempo si trova nei poveri». Che l’amore per il creato ci conduca allora dai poveri e viceversa, insieme con il santo di Assisi, nel solco della Laudato si’. (Osservatore Romano)

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