Dopo l'Iraq la Giordania, continua il nostro viaggio tra i campi profughi. Accompagnateci nella preghiera
La Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia
Continua il nostro viaggio tra i campi profughi nel medio oriente. Dopo aver visitato Erbil e toccato con mano la sofferenza delle famiglia iachene è la volta della Giordania. Situazione socio-politica diversa da quella trovata in Iraq, ma di sicuro di grande impatto emotivo.
Le ultime notizie dalla Giordania parlano di un attentato terroristico, ideato nella Repubblica islamica dell'Iran, sventato dalle forze di sicurezza giordane, ma non abbiamo timore di partire perchè ci fanno coraggio le parole di Papa Francesco: «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso».
Il motivo del nostro viaggio è spiegato nelle parole del Vescovo di Erbil Mons. Bashar Warda che ci chiese di pregare per loro, sensibilizzare i media e dare un aiuto concreto a queste popolazioni dimenticate dal mondo intero. E' con questo spirito che ci accingiamo a stare accanto alle famiglie e ai profughi che sono in Giordania. Saranno giorni intensi accompagnati dalle parole profondamente francescane: "dove è odio fa che io porti amore" e di Papa Francesco che ha invitato a non tacere le disumane persecuzioni verso i cristiani: "spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti"
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