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Colombia, reportage tra le 'città dolenti'

Enzo Fortunato Roberto Pacilio
Pubblicato il 30-11--0001

LE PRIME TAPPE DEL NOSTRO VIAGGIO IN COLOMBIA

L'incontro con il Cristo Caduto nel Santuario di Monserrate

Ci troviamo a Bogotà, è appena iniziato il nostro viaggio in Colombia. Siamo nella parte più alta della città dove è situato il santuario dedicato al Cristo Caduto , al quale il popolo colombiano è profondamente devoto. Abbiamo voluto affidare a Nostro Signore il viaggio appena compiuto, l'incontro avuto con il Presidente, con i poveri di Bogotà e con alcuni rappresentanti della FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). E' un viaggio molto delicato, molto importante perché vogliamo focalizzare la nostra attenzione sui processi di pace che qui si sono sviluppati. Ci accompagna in questo viaggio l'ambasciatore presso la Santa Sede Leòn, e gli chiediamo un pensiero sul panorama che possiamo vedere da qui, da un'altezza di 3176 metri.

"Questa è davvero una grandissima città, un enorme agglomerato urbano dove la popolazione si divide in tre gruppi: a Sud, dall'epoca della colonia, è da sempre stata situata la povertà, povertà situata su due livelli distinti, il livello legale che riguarda le persone che abitano da molto tempo a Bogotà, e le persone che abitano al confine, in quelli che sono i quartieri nuovi fondati da chi arriva qui a causa della migrazione interna. Al Centro abbiamo la parte governativa, dove sono le grandi imprese ma soprattutto dove abita la classe media, composta dai lavoratori; mentre al Nord è situata la classe più potente, più ricca che gode in parte di una grande zona ecologica e di una grande zona verde. Bogotà in questo momento conta sei milioni di abitanti, ma tutti noi sappiamo che la migrazione ha portato la popolazioni a otto milioni con tutti i problemi che ne conseguono in una metropoli come questa. E' lo stesso ambasciatore a ricordarci i dati di questi 52 anni di guerra intestina: 7 milioni di sfollati, persona che hanno perso tutto, 218 mila morti e 25 mila persona sequestrate.

L'incontro con i poveri di Bolìvar.

Ci troviamo sulla terrazza di una delle 45 parrocchie della città di Bolìvar, città con più di un milione di abitanti, dove troviamo i "poveri dei poveri". E' una città "dolente". Sono convinto che quando Papa Francesco arriverà in Colombia per sostenere il processo di pace  lo vedremo portare una parola di speranza tra queste strade. Il parroco della comunità ci ha raccontato come le persone hanno ormai perso ogni traccia di speranza rinunciando a credere in Dio. 

Ci aspetta un lavoro enorme da fare, a partire dalla testimonianza, dallo stare accanto a queste persone. Portiamo questa città con noi, portiamo sulla tomba di San francesco il grido di questi uomini che desiderano, in fondo, una vita più dignitosa. 

L'incontro con i giovani di Bogotà

Ci troviamo a Bogotà, nella piazza principale di questa grande metropoli. Il fermento per la pace non si ferma, qui c'è un grande accampamento e questi giovani non andranno via da qui finché non si stipulerà definitivamente l'accordo. Interessantissime le frasi scritte da ragazzi e ragazze. Una ci ha colpito in modo particolare:"Io i miei figli li porto in grembo per la pace e non per la guerra".  Insieme a questa molte altre ancora. C'è davvero una forte testimonianza a dimostrazione di come il popolo colombiano tenga alla pace, nonostante un referendum che non ha avuto una grande mobilitazione da parte dei cittadini colombiani, in quanto tutti davano per scontata la vittoria del sì.

L'incontro con il presidente colombiano Juan Manuel Santos

Una stretta di mano scioglie l' emozione e la tensione dell'incontro. La visita cade nel giorno in cui il presidente invia i suoi "ambasciatori" per la continuazione dei colloqui di pace che iniziano con il secondo round dopo il referendum. Questi i dati del referendum: «No» - 6.431.376 voti (50,21 %). «Sì» - 6.377.482 voti (49,78 %). Differenza: 53.894. Votanti - 13.053.364. Astenuti - 21 milioni (62,6%, la percentuale più alta negli ultimi 22 anni).  

Il colloquio dura più di mezz'ora . Subito dopo il canale nazionale interrompe i programmi per l'annuncio della visita in Assisi del presidente:" Ho voluto indire questa conferenza stampa a seguito della notizia ricevuta questa mattina. Ricevo questo riconoscimento con grande emozione. San Francesco d'Assisi è conosciuto in tutto il mondo per la vocazione verso il dialogo e la riconciliazione e per il suo apostolato verso i poveri. Per la volontà di riconciliare tutti gli uomini promuovendo il dialogo e la concordia ecumenica. Questo mi interessa in quanto cattolico e in quanto essere umano. La pace, la riconciliazione sono valori essenziali per la Chiesa Cattolica che lavora in tutto il mondo per percorrere il sentiero della dignità umana, della vita e della felicità. Deve essere un'aspirazione, un mandato per il mondo intero. La pace, ha detto Papa Francesco è il diritto fondamentale che rende possibile tutti gli altri diritti. Ricevo questo riconoscimento in nome della mia famiglia che mi ha accompagnato con amore e lealtà lungo questo difficile processo. A nome di tutti i colombiani, in modo particolare alle vittime, con il loro esempio di perdono e riconciliazione e per il loro sforzo costante di portare la pace in Colombia e contrastare la violenza e la sofferenza che viene dal conflitto. E' un grande un onore per me essere l'ambasciatore della pace della Comunità Francescana. Mai mi sarei immaginato che mi avessero consegnato la lampada della pace, che custodisce e illumina la tomba di San Francesco di Assisi, con tutto ciò che simboleggia per la Chiesa e per la storia dell'intera umanità. Questo è un grande onore, ma anche una grande responsabilità alla quale dedicherò tutte le mie forze per il resto della mia vita".

L'incontro con il cardinale di Bogotà Sanchez

Dopo l'incontro con il presidente, l'ambasciatore presso la Santa Sede, il prof. Leòn ci accompagna dal cardinale Sanchez che ci ospita per l'agape fraterna. Con lui condividiamo la vivacità dell' Episcopato colombiano per la pace. Da sempre, spiega il cardinale, abbiamo sostenuto gli sforzi di riconciliazione tra le parti in causa.  Anche se in questo referendum la Chiesa è stata accusata di pusillanimità, noi abbiamo lasciato tutti liberi di votare sapendo e confidando nella responsabilità dei cattolici. I cristiani cattolici hanno votato tutti per il sì, tranne quelli non cattolici, come gi evangelici. Il cardinale come del resto il presidente ci hanno fatto notare come il referendum sia stato strumentalizzato dalle opposizioni facendo credere a molti cittadini che si votava, non tanto sul processo di pace, quanto sulla famiglia tradizionale o meno. E si fa notare come il no abbia perso per una manciata di voti, questo ha permesso la possibilità alle parti in causa di ribadire la volontà di andare avanti negli accordi di pace.

L'incontro con la comunità francescana di Bogotà e i gesuiti di Cartagena

La "trasferta" francescana non poteva non terminare in due luoghi simbolo di riconciliazione e di pace. Con la comunità francescana di Bogotà. In un luogo storico che porta la memoria degli uomini trucidati in nome della libertà del popolo colombiano. Qui una comunità di 12 frati minori, primo sito francescano. Il nostro percorso è continuato incontrando i sacerdoti del santuario di San Pedro Claver che ha indicato al mondo intero la carta dei diritti umani che l'Onu ha fatto propria: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza". Qui a Cartagena a circa due ore di volo dalla capitale è avvenuta anche la firma del primo accordo di pace. I gesuiti di questa comunità hanno proposto che Cartagena diventasse capitale mondiale dei diritti umani. Qui infatti, per un decennio si è consumata la vita di San Pedro Claver difendendo schiavi e poveri dal sopruso colonialista. I "Francesco" nella storia continuano a profumare l'umanità.

E ora, dopo il primo trattato di pace firmato il 23 Marzo 2016 a Cartagena, il presidente ci ha promesso di venire ad Assisi il prossimo 17  Dicembre con il definitivo accordo di pace. A noi non resta che l'umile ed efficace impegno di accompagnare gli uomini di buona volontà con la preghiera verso la tomba di San Francesco.

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