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Colombia: firmato l'accordo di pace tra il governo e le Farc

Redazione online Ansa - LEONARDO MUNOZ
Pubblicato il 30-11--0001

Un’emozionante cerimonia ufficiale, iniziata a Cartagena quando in Italia era mezzanotte, ha ufficialmente sancito l’accordo di pace in Colombia tra Governo e Farc, dopo cinquantadue anni di guerra. Davanti a 2.500 invitati di tutto il mondo (tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon) i protagonisti, tutti vestiti di bianco, come del resto gran parte dei presenti, hanno posto la loro firma sulle circa trecento pagine in cui si articola l’accordo di pace. “È finita l’orribile notte della violenza”, ha detto, commosso, il presidente colombiano Juan Manuel Santos.


Intensa, anche perché non prevista, la frase pronunciata dal capo delle Farc, Rodrigo Londoño Echeverri, detto “Timochenko”: “Chiedo perdono ai colombiani per tutto il dolore che abbiamo causato. Nessuno abbia dubbi: siamo in cammino per fare politica senza armi. Prepariamoci tutti a disarmare le menti e i cuori”.

Poco prima della cerimonia della firma, nella chiesa di san Pedro Claver, il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, aveva presieduto una veglia di riconciliazione. Nell’occasione ha affermato: “Tutti siamo coscienti che siamo giunti alla fine di un negoziato, però anche ci sta di fronte un processo di cambiamento che richiede l’apporto tu tutti i colombiani”. Ed ha aggiunto: “Il Santo Padre ha seguito con grande attenzione gli sforzi degli ultimi anni, nella ricerca della concordia e della riconciliazione; varie volte ha animato questi sforzi, pur senza prendere posizione sulle soluzioni concrete che sono state negoziate e sopra le quali decideranno in modo libero, informato e in coscienza i cittadini colombiani”.


Per il cardinale Parolin ora “è possibile costruire un futuro diverso nel quale convivere senza uccidersi e nel quale avere anche delle convinzioni diverse nella cornice del rispetto delle regole democratiche, della dignità umana e della tradizione cattolica di questa grande nazione”. Il segretario di Stato ha concluso: “Preghiamo tutti per il futuro di questo caro popolo, perché possa camminare su sentieri di verità, giustizia e pace. La Colombia deve saper alleviare il dolore dei suoi abitanti per costruire un futuro migliore”.


Il processo di pace non è però ancora compiuto: domenica prossima, 2 ottobre, sarà il popolo ad esprimersi nel plebiscito. Gli ultimi sondaggi danno in testa il Sì, ma il clima politico è molto teso, data la virulenta campagna per il No condotta dagli ex presidenti Uribe e Pastrana. In ogni caso è previsto anche un quorum sulla partecipazione che corrisponde al 13% dell’elettorato: una quota oggettivamente bassa, pur in un Paese nel quale spesso anche alle elezioni generali vota il 40% degli aventi diritto. (Agensir)

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