Francesco a Roma
Il primo viaggio romano di Francesco si colloca alcuni anni prima
di quel 1209, segnato dall'incontro con Innocenzo III. Tommaso
da Celano e Bonaventura ricordano un giovanissimo Francesco
pellegrino a Roma, alla tomba dell'apostolo Pietro, ancora incerto
nei suoi passi. Un Francesco che incontra la povertà – aveva
scambiato le sue vesti con quelle di un mendicante e si era unito
a loro nel chiedere l'elemosina – e allo stesso tempo un Francesco
prodigo e generoso, che lascia cadere a piene mani le monete sulla
tomba di Pietro, “stupito delle misere offerte dei pellegrini”.
Le fonti parlano
di un suo passaggio per
la città dei papi anche in altre
occasioni. Francesco avrebbe
soggiornato inizialmente nell'area
trasteverina nei pressi
del monastero benedettino
dei santi Cosma e Damiano,
più noto come San Cosimato,
che ospitava un piccolo ospedale
e un ricovero per i viandanti.
Il complesso era adiacente
alla chiesa di San Biagio
e tutto intorno si stendevano
orti, di pertinenza del monastero,
e non lontano il porto
fl uviale di Ripa Grande, con
i suoi magazzini e l'arsenale.
È probabile che qui trovasse
ricovero Francesco al suo arrivo
a Roma. Non molti anni
dopo, nel 1229, il complesso
benedettino di San Biagio fu
ceduto ai frati minori per volere
di Gregorio IX e divenne
così il primo insediamento
francescano della città. Pochi
anni dopo si diede avvio ai
lavori di restauro nell'antica
chiesetta che interessarono
soprattutto l'area del presbiterio.
La nuova chiesa di San
Francesco a Ripa tuttavia non
conserva se non poche tracce della struttura medievale. Perduti
sono gli affreschi che illustravano la vita e i miracoli di Francesco
nella navata e del transetto, ricordati dal Ghiberti e dal Vasari, che
li dicevano di Pietro Cavallini. Anche quella che si riteneva essere
stata la cella di Francesco non è sfuggita al rifacimento seicentesco
della chiesa.
Nel 1249 per volere di Innocenzo IV fu affi data ai
minori anche un'altra chiesa benedettina, Santa Maria dell'Aracoeli
in Campidoglio, che fi nì nel corso del secolo per sottrarre
il primato a San Francesco a Ripa. Nella più antica chiesa francescana
di Roma si conserva una
tavola con il ritratto del santo,
una delle tante ‘repliche' che
Margaritone d'Arezzo aveva
realizzato insieme alla sua
bottega in uno stretto giro di
anni. Francesco vestito di un
lungo saio, il cappuccio stondato
da un restauro successivo,
stringe in una mano una
crocellina e nell'altra il Vangelo,
che si apre su Mt 16, 24:
“Se qualcuno vuol venire dietro
a me rinneghi se stesso, prenda
la sua croce e mi segua”.
Proprio
questo versetto di Matteo
ritorna all'inizio della Regola
non bollata, ma scompare nella
successiva Regola bollata del
1223, che invece palesa un
riferimento a Mt 19, 21 con
queste poche e semplici parole
rivolte a chi vuole intraprendere
la stessa via di Francesco:
“vadano e vendano tutto
quello che posseggono e procurino
di darlo ai poveri”. Anche nel
dipinto il Vangelo rinvia alla
Regola e a sua volta la Regola
al Vangelo con una circolarità
tra la Parola e la Vita che sarebbe
piaciuta a Francesco.
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