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E' morto Giuseppe de Carli, giornalista RAI e collaboratore della nostra rivista

Roberto Pacilio
Pubblicato il 30-11--0001



Il direttore della Rivista San Francesco patrono d'Italia, padre Enzo Fortunato e la redazione tutta, apprendono notizia della morte inaspettata dell'amico giornalista e primo collaboratore del nostro mensile, Giuseppe De Carli.

Convinti e certi che San Francesco l'accoglierà per portarlo alla presenza del Padre, pubblichiamo il suo ultimo articolo.
Giuseppe De Carli, noto giornalista RAI, ha vinto il premio Penna d'Oro 2008. San Francesco di Sales.

Ha scritto tre grandi opere, “Il grande Giubileo. Immagini e parole”, “Eminenza, mi permette?”, “Fare la verità nella carità. Da Joseph Ratzinger a Benedetto XVI”.

“Lo ricordiamo con stima, simpatia e grande affetto - ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana - e lo raccomandiamo al Signore con la nostra preghiera''.

Di seguito pubblichiamo il suo ultimo articolo scritto per la Rivista San Francesco Patrono d'Italia:

Il mondo guarda a Maria. Una rilettera del mistero di Fatima.

Non c'è alcun dubbio: con Fatima abbiamo a che fare con la più clamorosa apparizione della Vergine Maria (la più “profetica e politica” del XX secolo), quella che ha attirato sul luogo ben tre Papi: Paolo VI nel 1967; tre volte Giovanni Paolo II ed ora Benedetto XVI. Ancor prima, nel 1957, Angelo Giuseppe Roncalli, allora patriarca di Venezia, andò a Fatima; nel 1977, Albino Luciani, sempre patriarca di Venezia, incontrò suor Lucia a Coimbra e, nel 1997, la veggente incontrò anche il Cardinale Joseph Ratzinger. Certo, il messaggio di Fatima ci viene incontro col linguaggio del sangue e della sofferenza e si raggruma intorno alla figura di Giovanni Paolo II.

Il racconto delle circostanze che portarono alla pubblicazione della terza parte del segreto, affi dato da “Nostra Signora” a suor Lucia, riproposto in questo libro dal Cardinale Tarcisio Bertone, offre nuovamente alla riflessione la grandezza di Papa Wojtyla; di un Papa che la Chiesa ha deciso di glorificare.

E abbiamo seguito il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI a Fatima, quasi a sigillo dei primi cinque anni di pontificato. Di queste apparizioni e dei “segreti” ad esse legati, si continuerà a discutere. Ma ci sono dei punti fermi, ci sono delle testimonianze credibili. Occorre forse di più della limpida parola di suor Lucia raccolta dall'allora arcivescovo Bertone? Si ricordi che per suor Lucia si è aperto, in deroga ai tempi canonici, il processo di canonizzazione. Il decreto di “dispensa papale” è stato reso noto a Coimbra il 13 febbraio 2008. Così è avvenuto, in anni recenti, per Madre Teresa di Calcutta e per il Servo di Dio Giovanni Paolo II.

Tuttavia, per coloro che hanno seguito la letteratura del “segreto non svelato”, occorre precisare che il “plico Capovilla” – così è stato chiamato quello che conterrebbe, secondo alcuni, un testo diverso – si riferisce a nient'altro che al medesimo “plico” che il Cardinale Tarcisio Bertone ha avuto fra le mani, quindi alla terza parte del segreto di Fatima, pubblicato nel 2000 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, per ordine di Papa Giovanni Paolo II.

Non cessa di ripeterlo l'anziano Vescovo Loris Capovilla (di cui è riportata una intervista in esclusiva), che fu segretario di Giovanni XXIII, a tutti coloro che gettano l'ombra del dubbio sul fatto che l'intero testo non sia stato reso noto. I convincimenti di trame oscure, a volte, specie se servono a fare clamore e a fare cassetta, a vendere libri, sono più granitici dei fatti, nella loro semplice evidenza.

L'ultimo segreto di Fatima è ora strutturato in due parti distinte, seppur in intimo dialogo fra loro. Nella prima prevale la “grammatica celeste” di suor Lucia che si incastona nella questione, vasta e complessa, delle apparizioni. La seconda parte di questo nuovo libro si sofferma a colloquiare con il Cardinale Tarcisio Bertone, che con il messaggio di Fatima, ha vissuto una irripetibile esperienza. Il caso o la Provvidenza hanno voluto che il porporato si trovasse avviluppato nell'alone di una vicenda dai contorni oscuri e luminosi e queste pagine sono attraversate da accenti personali, che ne rivelano il temperamento, la spiritualità. Si tratta di ricordi a mezzo fra la dimensione personale e il ruolo istituzionale, fra privato e pubblico, che ci traghettano da un Papa mariano all'altro: da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI.

Di Benedetto XVI parliamo con il Cardinale Bertone – anche se per questo Papa non è ancora tempo di bilanci – per avere su di lui uno sguardo più lungo, teso ad individuare i temi di fondo di un ministero di Pietro che è nostri temporis stupor et miraculum, per prendere a prestito le espressioni che Ulrico di Strasburgo rivolgeva al suo maestro Alberto Magno. La seduzione di Benedetto XVI è quella di recuperare alla fede la sua natura di “controcultura”.

Da qui la crescente attenzione della pubblica opinione, della “facebook generation”, verso un Papa la cui curvatura intellettuale è quella tipica di un pastore che sa insegnare. In più, il Papa-teologo, smentendo ogni previsione, viaggia. In cinque anni, trentadue fra visite pastorali e viaggi apostolici all'estero. Pur essendo ad un terzo del pontificato montiniano, Joseph Ratzinger ha già superato il numero di viaggi compiuti da Paolo VI. “Fa venire un certo Simone detto Pietro” raccontano gli Atti degli Apostoli. E Pietro arriva.

Così Benedetto XVI, arriva là dove è chiamato, magari fra le polemiche, in contesti socio-politici radicalizzati, ma arriva. Parla di vita alla morte, di identità in mezzo allo straniamento e all'alienazione, di speranza e di futuro al “cupio dissolvi” della modernità. Sono i pellegrinaggi – specie mariani – di “un intellettuale col cuore”. Chi meglio del Cardinale Tarcisio Bertone, può fornire qualche chiave interpretativa del pontificato di Benedetto XVI? Lo sguardo del Segretario di Stato è di chi vede da vicino un Papa che il mondo sta imparando ad amare.

Catturare questo sguardo, seppur per fotogrammi, è una “buona notizia” per la cronaca e la Storia.

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