Papa Francesco: Dio ci salvi dallo spirito mondano che negozia tutto
Uno spirito di mondanità porta gli uomini a voler conformarsi ad un pensiero unico, in cui si negozia tutto, anche la fedeltà a Dio. Dopo le parole pronunciate il 4 ottobre scorso nella visita ad Assisi, quando dalla città del Poverello il pontefice aveva denunciato una mondanità che “uccide la Chiesa”, da papa Francesco arriva nella messa nella cappella di Santa Marta, questa mattina, un nuovo, forte monito contro i pericoli, per i cristiani, della globalizzazione del pensiero.
Lo spunto per una riflessione sulla “globalizzazione dell’uniformità egemonica” viene dalla Prima Lettura della liturgia del giorno, dal Libro dei Maccabei, in cui il popolo di Dio sceglie la mondanità piuttosto che conservarsi fedele al Signore. Qui è – dice il papa – la “radice perversa” della mondanità, di questo “spirito mondano che negozia tutto”, anche la fedeltà.
Nell’episodio biblico, per evitare l’isolamento dagli altri popoli i capi d’Israele decidono di abbandonare le proprie tradizione e trattare con il re. Di questo “negoziare” – dice il papa - sono entusiasti, come a dire: “siamo progressisti, andiamo con il progresso dove va tutta la gente”. Nello “spirito del progressismo adolescente” – avverte papa Francesco - “si crede che andare avanti in qualsiasi scelta è meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà”. E i capi d’Israele di cui racconta la lettura biblica arrivano a negoziare non valori, ma addirittura “negoziano proprio l’essenziale del suo essere: la fedeltà al Signore”, “al Dio sempre fedele”. “Questo - denuncia papa Francesco - si chiama apostasia”, “adulterio”.
“Questo – prosegue il pontefice - è proprio il frutto del demonio, del principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità. E poi, accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Non è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma, ognuna con le proprie usanze ma unite, ma è la globalizzazione dell’uniformità egemonica, è proprio il pensiero unico. E questo pensiero unico è frutto della mondanità”.
Nell’episodio riportato dal Libro dei Maccabei, dice il papa, “si va avanti su questa strada”: “tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re; accettarono anche il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato”. Così “il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione”.
La mondanità è però per papa Francesco un pericolo vivo e pressante anche per il tempo presente, in cui non negoziare la propria fede resta un fatto di vita o di morte: “Ma, Padre, questo succede anche oggi!”, suggerisce il papa, e riprende: “ Sì. Perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico. Se presso qualcuno veniva trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del re lo condannava a morte: e questo l’abbiamo letto sui giornali, in questi mesi. Questa gente ha negoziato la fedeltà al suo Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la propria identità, ha negoziato l’appartenenza ad un popolo, un popolo che Dio ama tanto, che Dio vuole come popolo suo”.
Anche oggi, in conformità a “quello spirito di mondanità che ci porta all’apostasia” – il papa torna a citare, in proposito, il romanzo di Robert Hugh Benson “Il padrone del mondo” - si crede che “dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente”. Ma poi, inesorabilmente, “segue la storia”, con “le condanne a morte, i sacrifici umani”. “Ma voi pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”, è la denuncia di papa Bergoglio.
Se il popolo indulge all’infedeltà, resta tuttavia fedele il Signore, “il Fedele”: “quello che ci consola – conclude papa Francesco - è che davanti a questo cammino che fa lo spirito del mondo, il principe di questo mondo, il cammino di infedeltà, sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il Fedele: Lui sempre ci aspetta, Lui ci ama tanto e Lui ci perdona quando noi, pentiti per qualche passo, per qualche piccolo passo in questo spirito di mondanità, andiamo da Lui, il Dio fedele davanti al Suo popolo che non è fedele. Con lo spirito di figli della Chiesa preghiamo il Signore perché con la Sua bontà, con la Sua fedeltà ci salvi da questo spirito mondano che negozia tutto; che ci protegga e ci faccia andare avanti, come ha fatto andare avanti il suo popolo nel deserto, portandolo per mano, come un papà porta il suo bambino. Alla mano del Signore andremo sicuri”.Inviata Roberta Leone
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