Dacia Maraini racconta la sua Santa Chiara libera e ribelle
Una famosa scrittrice di provata
fede laica è quasi trascinata
a interessarsi della
vita di Chiara d’Assisi dalle
insistenti mail di una misteriosa
ragazza siciliana.
Resterà infine affascinata dalla
figura della Santa, e ne scriverà.
Ma la ragazza è immaginaria: si
tratta infatti di uno stratagemma
letterario che Dacia Maraini
adotta nel suo ultimo libro per
creare un legame tra questa
grande donna del Medioevo e
una giovane di oggi, con l’intento
di sottolineare l’attualità dell’esempio
e delle parole della
Santa. Chiara di Assisi – Elogio
della disobbedienza (Rizzoli, 253
pagine, 17,50 euro) è da pochi
giorni nelle librerie. Rappresenta
a nostro avviso una delle migliori
opere della Maraini.
Nel libro l’autrice conduce il
lettore, condividendo emozioni
e interrogativi, in un “viaggio”
sui passi della Santa, tra le mura
del convento in cui Chiara si rinchiude
ragazzina. È bella e ricca,
animata da un profondo istinto
di libertà, tuttavia – spiega la
scrittrice – «anche innamorata
delle nuove idee di rinnovamento
spirituale che circolano in Europa
». Avrebbe voluto, come
Francesco, portare la parola di
Dio tra la gente.Mala Chiesa alle
donne non lo consente.
Lei – diciamo alla Maraini – pone
la rinuncia di Chiara, senz’altro
assai sofferta, in relazione
con la malattia che la costringe
all’immobilità dai 30
anni fino alla morte, avvenuta
a 59 anni.
«La malattia di Chiara – risponde
la scrittrice – resta per me un
vero mistero. Che cosa aveva?
Perché non riusciva a camminare?
Nessuno storico ha saputo
dirlo. Non voglio fare della facile
psicologia,ma c’è qualcosa di dolorosamente
simbolico in quella
paralisimotoria, quasi che volesse
esprimere la protesta alla rovescia
di un corpo a cui viene impedito
di camminare, di uscire e
di portare in giro la parola di Cristo
».
Come si concilia la clausura
con il «profondo istinto di libertà
»? Come riesce Chiara a
rendere il convento, che lei descrive
come una prigione, «la
sua casa amata»?
gioso
è costretta a subire. Tuttavia
nel convento di San Damiano
si scava un’altra forma di libertà:
la libertà del pensiero. Può accadere
che in una condizione di reclusione
si sviluppino e si riescano
a esercitare libertà diverse da
quella fisica, che attengono appunto
al pensiero, alla fantasia,
alla creatività… D’altronde, e so
che l’accostamento può apparire
singolare, anche Gramsci riuscì
a fare altrettanto».
Chiara, portatrice con Francesco
d’Assisi di un messaggio di uguaglianza
anche tra i generi, è definita
da Dacia Maraini «un’antesignana
dei diritti delle donne». La
Regola del suo ordine delle Clarisse
è la prima scritta da una
donna; viene approvata da Innocenzo
IV due giorni prima della
sua morte, avvenuta l’11 agosto
del 1253.
La scrittrice sottolinea «le acrobazie
ammirevoli» di Francesco
e Chiara, che non si sono mai opposti
alla Chiesa ma hanno cercato
di aiutarla a ritrovare «le
sue radici, il suo rivoluzionario
esordio di uguaglianza». E quanto,
al rapporto della Santa con i
papi, così lo descrive: «Ossequiente,
rispettoso, devoto, ma
anche disubbidiente, eversivo,
autonomo».
Si può dire che Francesco e
Chiara fossero dotati di un forte
senso politico?
«Indubbiamente possedevano
una notevole capacità politica,
nel senso alto del termine, certo
non finalizzata all’acquisizione
di potere. Pensavano in termini
“globali”, con lo sguardo rivolto
al futuro. Volevano che la Chiesa
recuperasse il messaggio evangelico
restando tuttavia nella Chiesa
».
I papi, scrive la Maraini, dimentichi
delle parole dei due Santi
hanno continuato «la loro politica
di grande potenza che mitiga
e controlla». Tuttavia «un sassolino
è entrato nell’ingranaggio».
La scrittrice si riferisce a Papa
Francesco che, dice, «ha portato
un’aria fresca che ricorda Francesco
e Chiara d’Assisi».
Che pensa del nuovo Pontefice?
«Ha tutta la mia simpatia e la
mia solidarietà. Ritengo che sia
sincero nelle sue idee di rinnovamento.
Non è un sognatore: lo vedo
pratico e deciso, uno che si
rimbocca le maniche e interviene
con i fatti. Sta facendo sul serio.
La pulizia e la trasparenza
che ha voluto nella banca vaticana,
tanto per citare un esempio,
dimostrano che ha coraggio e
una vera volontà di cambiamento.
Mi auguro che lo lascino fare
».
Cosa insegnano alla nostra società,
dominata dal mito del denaro,
il pensiero e i comportamenti
di Chiara?
«La dipendenza economica che
la Chiesa del tempo impone alle
monache è una forma evidente
di controllo. Pertanto, la scelta di
Chiara di rinunciare a ogni proprietà
è innanzi tutto una scelta
di autonomia, di libertà. Chiara
ci fa capire che qualsiasi possesso
comporta appunto una dipendenza.
Lei e Francesco portano
alle estreme conseguenze il loro
progetto pur sapendo che si tratta
di un sacrificio troppo duro
per le persone normali. La loro
scelta di povertà assoluta è un
esempio che ci invita quantomeno
alla sobrietà. La povertà subita
è una tragedia, ma la povertà
(o la sobrietà) come stile di vita è
una straordinaria risorsa. Anche
su questo terreno il messaggio di
Francesco e Chiara è di grande
modernità».
Il suo “viaggio con Chiara” che
segni ha lasciato, su quello che
l’immaginaria ragazza siciliana
definisce il «piccolo cuore illuminista
»di DaciaMaraini?
«Il piccolo cuore illuminista è rimasto
fedele a se stesso. Ma ha
compiuto un’immersione nel
mondo della spiritualità cristiana
e ha scoperto, con emozione,
che è esistita una Chiesa non repressiva,
rispettosa della libertà
di ogni essere umano, a prescindere
dal genere. Perché quelle radici
italiane di grande intelligenza
e integrità si sono perse? Dove
è quando è cominciato il guasto?
E’ questa la domanda di fondo
chemi pongo, e che pongo con il
mio libro».
Oliviero La Stella - Il Messaggero
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