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Dacia Maraini racconta la sua Santa Chiara libera e ribelle

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Una famosa scrittrice di provata fede laica è quasi trascinata a interessarsi della vita di Chiara d’Assisi dalle insistenti mail di una misteriosa ragazza siciliana. Resterà infine affascinata dalla figura della Santa, e ne scriverà. Ma la ragazza è immaginaria: si tratta infatti di uno stratagemma letterario che Dacia Maraini adotta nel suo ultimo libro per creare un legame tra questa grande donna del Medioevo e una giovane di oggi, con l’intento di sottolineare l’attualità dell’esempio e delle parole della Santa. Chiara di Assisi – Elogio della disobbedienza (Rizzoli, 253 pagine, 17,50 euro) è da pochi giorni nelle librerie. Rappresenta a nostro avviso una delle migliori opere della Maraini. Nel libro l’autrice conduce il lettore, condividendo emozioni e interrogativi, in un “viaggio” sui passi della Santa, tra le mura del convento in cui Chiara si rinchiude ragazzina. È bella e ricca, animata da un profondo istinto di libertà, tuttavia – spiega la scrittrice – «anche innamorata delle nuove idee di rinnovamento spirituale che circolano in Europa ». Avrebbe voluto, come Francesco, portare la parola di Dio tra la gente.Mala Chiesa alle donne non lo consente.


Lei – diciamo alla Maraini – pone la rinuncia di Chiara, senz’altro assai sofferta, in relazione con la malattia che la costringe all’immobilità dai 30 anni fino alla morte, avvenuta a 59 anni.
«La malattia di Chiara – risponde la scrittrice – resta per me un vero mistero. Che cosa aveva? Perché non riusciva a camminare? Nessuno storico ha saputo dirlo. Non voglio fare della facile psicologia,ma c’è qualcosa di dolorosamente simbolico in quella paralisimotoria, quasi che volesse esprimere la protesta alla rovescia di un corpo a cui viene impedito di camminare, di uscire e di portare in giro la parola di Cristo ».


Come si concilia la clausura con il «profondo istinto di libertà »? Come riesce Chiara a rendere il convento, che lei descrive come una prigione, «la sua casa amata»?
gioso è costretta a subire. Tuttavia nel convento di San Damiano si scava un’altra forma di libertà: la libertà del pensiero. Può accadere che in una condizione di reclusione si sviluppino e si riescano a esercitare libertà diverse da quella fisica, che attengono appunto al pensiero, alla fantasia, alla creatività… D’altronde, e so che l’accostamento può apparire singolare, anche Gramsci riuscì a fare altrettanto». Chiara, portatrice con Francesco d’Assisi di un messaggio di uguaglianza anche tra i generi, è definita da Dacia Maraini «un’antesignana dei diritti delle donne». La Regola del suo ordine delle Clarisse è la prima scritta da una donna; viene approvata da Innocenzo IV due giorni prima della sua morte, avvenuta l’11 agosto del 1253. La scrittrice sottolinea «le acrobazie ammirevoli» di Francesco e Chiara, che non si sono mai opposti alla Chiesa ma hanno cercato di aiutarla a ritrovare «le sue radici, il suo rivoluzionario esordio di uguaglianza». E quanto, al rapporto della Santa con i papi, così lo descrive: «Ossequiente, rispettoso, devoto, ma anche disubbidiente, eversivo, autonomo».


Si può dire che Francesco e Chiara fossero dotati di un forte senso politico?
«Indubbiamente possedevano una notevole capacità politica, nel senso alto del termine, certo non finalizzata all’acquisizione di potere. Pensavano in termini “globali”, con lo sguardo rivolto al futuro. Volevano che la Chiesa recuperasse il messaggio evangelico restando tuttavia nella Chiesa ». I papi, scrive la Maraini, dimentichi delle parole dei due Santi hanno continuato «la loro politica di grande potenza che mitiga e controlla». Tuttavia «un sassolino è entrato nell’ingranaggio». La scrittrice si riferisce a Papa Francesco che, dice, «ha portato un’aria fresca che ricorda Francesco e Chiara d’Assisi». Che pensa del nuovo Pontefice? «Ha tutta la mia simpatia e la mia solidarietà. Ritengo che sia sincero nelle sue idee di rinnovamento. Non è un sognatore: lo vedo pratico e deciso, uno che si rimbocca le maniche e interviene con i fatti. Sta facendo sul serio. La pulizia e la trasparenza che ha voluto nella banca vaticana, tanto per citare un esempio, dimostrano che ha coraggio e una vera volontà di cambiamento. Mi auguro che lo lascino fare ». Cosa insegnano alla nostra società, dominata dal mito del denaro, il pensiero e i comportamenti di Chiara? «La dipendenza economica che la Chiesa del tempo impone alle monache è una forma evidente di controllo. Pertanto, la scelta di Chiara di rinunciare a ogni proprietà è innanzi tutto una scelta di autonomia, di libertà. Chiara ci fa capire che qualsiasi possesso comporta appunto una dipendenza. Lei e Francesco portano alle estreme conseguenze il loro progetto pur sapendo che si tratta di un sacrificio troppo duro per le persone normali. La loro scelta di povertà assoluta è un esempio che ci invita quantomeno alla sobrietà. La povertà subita è una tragedia, ma la povertà (o la sobrietà) come stile di vita è una straordinaria risorsa. Anche su questo terreno il messaggio di Francesco e Chiara è di grande modernità».


Il suo “viaggio con Chiara” che segni ha lasciato, su quello che l’immaginaria ragazza siciliana definisce il «piccolo cuore illuminista »di DaciaMaraini?
«Il piccolo cuore illuminista è rimasto fedele a se stesso. Ma ha compiuto un’immersione nel mondo della spiritualità cristiana e ha scoperto, con emozione, che è esistita una Chiesa non repressiva, rispettosa della libertà di ogni essere umano, a prescindere dal genere. Perché quelle radici italiane di grande intelligenza e integrità si sono perse? Dove è quando è cominciato il guasto? E’ questa la domanda di fondo chemi pongo, e che pongo con il mio libro».
Oliviero La Stella - Il Messaggero

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