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Cronaca/Don Giuseppe Diana, vittima della camorra, assassinato 18 anni fa

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Alle ore 7.25 di 18 anni fa veniva assassinato Don Giuseppe Diana, parroco della chiesa di San Nicola di Bari sita in Casal di Principe. Nel giorno del suo onomastico, Don Peppino (come amavano chiamarlo i parrocchiani) è stato freddato nella sacrestia, mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa del mattino, poiché contro i voleri e l'operato del clan casalese che in quel tempo comandava la zona. Un uomo, prima che un presbitero, dedito alla giustizia e al buon vivere, contrario a ogni forma di associazionismo finalizzato alla delinquenza. Quella mattina, il 19 marzo 1994, un killer lo affronta con una pistola, esplodendo cinque proiettili, tutti a segno: due alla testa, uno in faccia, uno alla mano e uno al collo.


Don Peppe Diana muore all'istante. L'omicidio, di puro stampo camorristico, fece scalpore in tutta Italia. Si è sempre battuto contro la camorra per il bene dei suoi concittadini, credendo in una difesa della comunità per bene di Casal di Principe. Anche Papa Giovanni Paolo II, durante l'Angelus, esaltò le gesta del parroco esprimendo il proprio cordoglio. Di lui, oltre alle mille lotte pagate a caro prezzo (con la vita), ci rimangono alcuni scritti importanti che oggi, alla luce di una festività tanto importante e gioiosa per noi (la festa del papà), dovremmo ricordare e scolpire nella nostra mente, affinché non si ripetano più crimini simili.


no dei documenti più toccanti è la lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”, diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana insieme ai parroci della foranìa di Casal di Principe.


Rimangono indelebili, marchiate a fuoco, le parole che Don Peppino Diana ci ha lasciato. Di lui resta anche il ricordo solenne dell'onorificenza riconosciutagli dallo Stato Italiano, come Medaglia al valor civile, con una breve ma significativa dicitura: «parroco di un paese campano, in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari, pur consapevole di esporsi a rischi mortali, non esitava a schierarsi nella lotta alla camorra, cadendo vittima di un proditorio agguato mentre si accingeva ad officiare la messa. Nobile esempio dei più alti ideali di giustizia e di solidarietà umana».


I tanti uomini, politici e non, che oggi invocano la libertà, la sicurezza e il diritto a una buona vita, almeno in questa giornata di festa, dovrebbero fermarsi un attimino a pensare quanto sia importante la vita, e quanto si possa fare per gli altri, non rigenerandosi socialmente o ergendosi a custodi di chissà quale soluzione o ricetta segreta, ma ripensando veramente il proprio ruolo e le proprie conoscenze, mettendosi al servizio degli altri. Immaginiamo che oggi tutto questo sia molto più facile rispetto a 18 anni fa, quando si veniva ammazzati in una sagrestia. Tra una zeppola e l'altra oggi ripensiamo alle decide e decide di vittime come Don Peppino Diana, simbolo di un coraggio ormai tramontato, e magari rileggiamo la sua lettera… potrebbero essere i dieci minuti meglio spesi della nostra esistenza.(La Notizia Web)

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